lunedì 14 luglio 2014

Carne di pollo e cancro


 
Migliaia di americani continuano a morire a causa dell'esposizione all'amianto anche a distanza di molti decenni da che ne è stato vietato l'uso, e questo perché i tumori possono impiegare anni prima di manifestarsi. In questo momento ci troviamo in quella che è stata definita "la terza ondata" di malattie legate all'amianto.
La prima ondata è cominciata negli anni '20, tra i minatori di amianto; la seconda fase è stata tra i costruttori navali e i lavoratori edili che hanno utilizzato l'amianto negli anni '30, '40 e '50. Ora che gli edifici che sono stati costruiti con l'uso di questo materiale, alla fine degli anni '60, cominciano ad invecchiare ed a deteriorarsi, non sono più soltanto i lavoratori a essere a rischio, ma ci sono anche rischi potenziali di una notevole esposizione ambientale all'amianto tra i residenti, gli inquilini e i frequentatori di questi edifici, come scolari, impiegati, manutentori e pubblico in generale.

domenica 29 dicembre 2013

Come far funzionare il cervello

Proviamo a pensare ad un'esperienza vissuta nel passato la quale sia stata molto piacevole, in particolare un'esperienza alla quale da un po' non si pensa. In assoluta tranquillità, magari chiudendo gli occhi, proviamo a ritornare all'avvenimento facendo in modo di rivedere ciò che si era visto nel momento in cui quell'episodio era avvenuto. Osservando attentamente quell'episodio iniziamo a cambiare la luminosità dell'immagine, prima più luminosa poi sempre più scura, fino a non vederla quasi più. Poniamoci ora una domanda: in che modo la variazione della luminosità cambia il modo in cui ci sentiamo? Di norma, aumentando la luminosità, si intensifica anche l'intensità delle nostre sensazioni, rendendole più piacevoli; con il diminuire della luminosità si avrà 'effetto contrario.
Ora facciamo un altro esperimento. Pensiamo ad un ricordo sgradevole, qualcosa che solo a pensarci ci fa stare male. Riportandola alla mente, usiamo la stessa tecnica precedentemente esposta: prima aumentiamo la luminosità, poi la diminuiamo. In questo caso, molto probabilmente, con l'aumentare della luminosità, il disagio aumenta, con l'abbassare della luminosità il ricordo non ci darà più noia o fastidio.
La 'luminosità' è una submodalità. Le submodalità sono degli elementi universali che possono essere impiegati per cambiare qualunque immagine visiva.
La luminosità è solo uno dei tanti strumenti a nostra disposizione per gestire i ricordi e trasformarli in elementi che giochino a nostro favore. E' comunque necessario valutare le eccezioni d'impatto che normalmente la luminosità ha sui nostri ricordi. Se riportiamo alla mente un avvenimento piacevole avvenuto al tramonto, una eccessiva luminosità non necessariamente potrà aumentare la nostra gioia, potrebbe addirittura ridurre la sensazione piacevole. Pensiamo ora invece ad un avvenimento in cui abbiamo avuto paura al buio; di solito la paura ha una stretta attinenza al fatto che non riusciamo a vedere l'oggetto che ci scatena la paura. Se aumentiamo la luminosità, rievocando l'avvenimento passato, e vediamo che in realtà non c'è proprio nulla, che non esiste una vera e propria causa, allora in questo caso la paura, invece di aumentare, diminuisce.
Faremo ora un altro esperimento, cambiando la submodalità. Visualizziamo un avvenimento piacevole, anche lo stesso di prima. Anziché cambiare la luminosità, giochiamo con le dimensioni. Proviamo ad aumentare la dimensione dell'immagine o dell'oggetto, poi proviamo a diminuirne la dimensione. Di norma l'aumentare un'immagine intensifica la risposta, di contro diminuirne le dimensioni riduce la risposta. Ovviamente anche in questo caso avremo delle eccezioni: se aumentiamo in modo sproporzionato l'immagine, questa anziché intensificare una risposta provocherà una reazione di ridicolo e ci farà ridere. Comprendiamo allora che la qualità sarà molto più importante della quantità. Proviamo ora a ricordare un avvenimento sgradevole, che forse ci ha fatto paura o timore. Se ingrandiamo l'oggetto della paura a dismisura, questo potrebbe essere ridicolo, annullando la causa di sofferenza, oppure rendendolo così piccolo da accorgerci che è veramente insignificante.
Tutto ciò ci fa capire che noi possiamo controllare le nostre esperienze. Tutto ciò che accade nella nostra mente influisce su di noi, e nella stessa misura è potenzialmente controllabile da noi.
Questi piccoli esempi ci fanno riflettere. Proviamo a pensare ad una persona che ingigantisce, rende luminose la maggior parte delle sue esperienze negative e tristi della sua vita, inoltre abbassa di luminosità e di grandezza gli avvenimenti vissuti felicemente. Molto probabilmente questo soggetto è un sicuro candidato alla depressione. Facciamo attenzione quindi. Molte volte siamo noi stessi ad apportare il carburante che alimenta e fa progredire uno stato depressivo.

martedì 24 settembre 2013

La teoria dei bisogni


domenica 25 agosto 2013

I campi energetici dei fiori di Bach curano corpo e mente

Abitazione originale del dr. Bach
 
Degna di nota è la storia del suo fondatore, Edward Bach nato nel Galles nel 1886, medico responsabile al pronto soccorso presso l'ospedale della University College di Londra. Nel pieno della sua brillante carriera nutre grandi perplessità sulla medicina ufficiale. Egli nota infatti come i pazienti al quale viene somministrato lo stesso farmaco hanno diverse reazioni ed in particolare come persone con gli stessi tratti caratteriali hanno reazioni costanti.
In seguito, come assistente al reparto di battereologia e immunologia, ha modo di comprovare come ceppi batterici dell'intestino umano e la relativa intossicazione, a loro volta, all'interno di 7 diversi gruppi umani, distinguibili in base alle caratteristiche legate al carattere mentale, espressione del volto, atteggiamento del corpo, comportamento, ecc.
Si specializza a questo punto come omeopata e viene personalmente colpito da una forma molto grave di cancro alla milza che lo spinge a lasciare definitivamente l'esercizio della medicina tradizionale per dedicarsi alla ricerca, che evidentemente porta frutto dimostrazione ne è la sua impensabile guarigione.
La sua attenzione è specialmente rivolta alla possibile scoperta di elementi, facenti parte del mondo vegetale, dalla carica energetica molto forte , al di là delle proprietà fitoterapiche. Scopre cosí come la rugiada sui fiori, irradiata dai raggi solari, trasmette l'energia ed il loro potere curativo all'acqua. Elaborò un sistema di raccolta dei fiori che teneva proprio presente questo processo energetico.
La particolarità di questa terapia floreale in sintesi si basa nella riprogrammazione dei campi energetici coinvolti nella disfunzione a livello cellulare della persona malata. Quando i campi energetici dell'essere umano sono in equilibrio ed in armonia tra loro la persona gode di buona salute, d'altro canto quando qualcosa o qualcuno sfasa questo delicato equilibrio, per mezzo dell'approfondita conoscenza della personalità e mentalità, nonchè delle circostanze attuali e del suo vissuto, il terapista fornisce un congiunto di rimedi floreali in grado con le loro varie forme energetiche-vibrazionali di riequilibrare il sistema della persona.
Bach fonda così la sua terapia floreale sull'aspetto mentale ed emozionale del soggetto da trattare, in quanto ritiene che la mente sia la parte più sensibile e soggetta alle disarmonie e ai condizionamenti che stanno alla base dei vari disturbi psicosomatici. È anche vero che Bach utilizzava sovente il sistema inverso, ossia in base alla lettura dei sintomi del corpo risaliva alle informazioni necessarie per elaborare il rimedio più efficace.
Fino ad oggi i rimedi floreali utilizzati sono 38. Dodici sono i guaritori (Impatiens, mimulus, clematis, agrimony, chicory, vervain, cerato, centaury, scleranthus, water violet, gentian, rock rose) e corrispondono anche a un tipo specifico di personalità congenita e poichè identificano precise qualità dell'individuo, saranno la base del rimedio per ottenere salute e benessere.
Successivamente vi sono i 7 fiori aiutanti (Gorse ,oak, heather, rock water, wild oat, olive, vine) che corrispondono anche alla cronicizzazione di alcune caratteristiche personali dovute spesso agli eventi, circostanze ed ambiente familiare e sociale nel quale la persona vive.
Vi sono infine i rimanenti 19 fiori (Cherryplum, elm, pine, larch, willow, aspen, hornbeam, sweetchestnut, beech, crab apple, walnut, chestnut bud, white chestnut, holly, wild rose, honeysuckle, star of Bethhlehem, mustard) che sono relazionabili con la maniera con cui si reagisce alla vita ed i suoi eventi.
Interassante è il fatto che diversi psicologi e terapisti lo utilizzano sui loro pazienti in alternativa alla vasta gamma di psicofarmaci. In particolare nel caso del disturbo bipolare il dr. Eduardo Grecco (psicanilista e psicologo, specializzato in psicologia transpersonale, bioenergetica e lettura emozionale del corpo, docente universitario di Psicopatologia) considerato un maestro internazionale per il suo lavoro di investigazione e d'insegnamento nella Floriterapia, ha pubblicato vari testi sia sulla depressione che una decina di libri sull'uso delle essenze floreali.
Funzionano, diffidiamo però degli erboristi che, senza la minima conoscenza della nostra personalità, del nostro vissuto e delle difficoltà che stiamo vivendo ci prescrivono l'assunzione dei Fiori di Bach. A differenza della fitoterapia che è prescrivibile in base al sintomo, le essenze floreali curano la "persona". Da qui è logico dedurre quanto più è avvantaggiato colui che conosce a fondo il paziente che ne deve far uso, tutti, adulti e bambini.

giovedì 18 luglio 2013

Alla scoperta del MAGNESIO: aiuta a curare quasi tutto, perché pochi lo sanno?



 
 
E’ lo scarto del sale, ma è indispensabile per l’attività di oltre 300 enzimi e svolge un ruolo fondamentale praticamente su quasi tutti gli apparati del corpo umano.
Non a caso, da chi ne conosce le potenzialità, è considerato la panacea di molti mali. E’ facilmente assimilabile ed economico. Ma soprattutto funziona.
E’ l’unico fra i Sali di magnesio ad aver dimostrato la sua efficacia nella terapia delle malattie infettive, grazie all’effetto stimolante sui globuli bianchi e in generale su tutto il sistema immunitario.
Il Cloruro di Magnesio aiuta a curare “epilessie, distrofie, sclerosi, poliomielite, tumori, asma, bronchite cronica, broncopolmonite, enfisema polmonare, influenza, pertosse, raucedine, affezioni dell’apparato gastrointestinale, malattie cervicali, tensioni neuro muscolari, artriti, sciatiche, dolori ai muscoli, calcificazioni, osteoporosi, depressioni, ansie, paure, mali di testa, febbri, fuoco di sant’Antonio, orticarie, tetano (anche quando il paziente è già rigido), morsi di vipera (lavare anche la ferita), rabbia, parotite, scarlattina, rosolia, morbillo e le altre malattie dell’infanzia”.
Come ogni scoperta, anche questa parte da un evento pressoché fortuito: nel 1915 il professor Pierre Delbet, utilizzando una soluzione di cloruro di magnesio per il lavaggio delle ferite, si rese conto di come questa non solo non danneggiasse i tessuti, cosa che – invece – accadeva con gli altri antisettici, ma addirittura facilitasse la guarigione della ferita stessa.
Delbet scoprì inoltre come l’uso del cloruro di magnesio scongiurasse pericolose complicazioni, quali le sovra infezioni batteriche frequenti all’epoca, grazie all’azione di stimolo sull’attività dei globuli bianchi.
Il successivo e importantissimo passo fu scoprire che l’azione di stimolo non era limitata ai globuli bianchi, bensì agisse su tutte le cellule dell’organismo, allargando lo spettro oltre i meccanismi di difesa.
La sperimentazione proseguì somministrando la soluzione anche per via orale, riscontrando – nella maggior parte dei pazienti – il manifestarsi di una sensazione di benessere generale, energia, una maggiore resistenza alla fatica e una maggior stabilità emotiva.
All’epoca, le molte persone che cominciarono ad assumere la soluzione di cloruro di magnesio in qualità di “tonico”, con conseguenze inaspettate sull’organismo, informarono prontamente il professore.
In poco tempo, grazie alle testimonianze dei pazienti, Delbet si ritrovò tra le mani gli effetti della sua “scoperta”. Il cloruro di magnesio aveva fatto scomparire completamente disturbi dell’apparato digerente come coliti, colecistiti e angiocoliti, aveva migliorato in modo esponenziale affezioni del sistema nervoso quali il tremore senile, il morbo di Parkinson, i crampi muscolari. Ancora, effetti sorprendenti erano stati riscontrati nella cura della pelle: acne giovanile, eczema, psoriasi, verruche, geloni, prurito. Infine, Delbet fu in grado di dimostrare come il cloruro di magnesio potesse migliorare lo stato di unghie e capelli, di diverse patologie legate allo stato allergico come il  raffreddore da fieno, l’orticaria, i pruriti di vario genere fino ad arrivare alle emorroidi e all’edema di Quincke. La sua sperimentazione si allargò a tal punto da testare il cloruro di magnesio localmente, sotto forma di pomata: l’effetto non raggiunse il 100% voluto, ma l’applicazione permise di far inscurire buona parte di capelli e barbe sbiancate da anni, o di scolorire le macchie cutanee della “vecchiaia”.
Nelle sue ricerche, Pierre Delbet fu coadiuvato dal Dottor Neveu, ma i benefici del Cloruro di Magnesio hanno interessato parecchi medici e ricercatori, tra cui l’italiano Raul Vergini.
Se gli alchimisti assegnavano la denominazione di Panacea Universale al chermes, minerale ritenuto capace, oltre che di guarire ogni male, anche di prolungare indefinitamente la vita, a questo punto anche il Cloruro di Magnesio potrebbe arrogarsi, senza tema di smentita, lo stesso titolo.
La cosa incredibile è come la carenza di Magnesio sia sempre stata ignorata dai medici come possibile causa di almeno una buona parte dei disturbi che affliggono l’essere umano.
Il Magnesio è un elemento essenziale presente in tutti gli organismi, indispensabile per lo svolgimento di numerose reazioni enzimatiche. L’organismo umano ne contiene circa 25 grammi, localizzati per lo più nelle ossa, nei muscoli, nel cervello e in altri organi come fegato, reni e testicoli.
Il Magnesio ha la capacità di produrre l’equilibrio minerale necessario agli organi per l’espletamento delle loro funzioni, come per esempio i reni, alimenta l’acido urico nelle artrosi, ha potere decalcificante fino alle più sottili membrane nelle articolazioni, nelle sclerosi e nelle sclerosi calcificate, quindi è un valido aiuto per prevenire gli infarti poiché purifica il sangue. Rinvigorisce anche il cervello: diversi studi attestano la sua validità nel mantenerne la gioventù, fino alla vecchiaia.
Malgrado tutto ciò, Il Magnesio è – tra tutti gli elementi – il meno somministrato.
La sua importanza è stata, e ancora oggi continua a essere dai più, sottovalutata.
Se è stato dimostrato come, con l’uso del Magnesio, aumenti anche la conta dei globuli bianchi perché questo effetto, che porta il nome di citofilassi, continua a essere ufficialmente trascurato? Come dire che per l’essere umano non sia importante avere la possibilità di aumentare il proprio tono immunitario.
Secondo Padre Beno J. Schorr, professore di fisica, chimica e biologia al Collegio di Santa Caterina “Il Magnesio elimina il calcio dai punti indebiti e lo fissa solidamente alle ossa. Dopo i 40 anni l’organismo assorbe sempre meno magnesio, producendo vecchiaia e dolori perciò deve essere preso secondo l’età. Dai 40 ai 55 anni: mezza dose (una dose = una tazzina da caffè). Dai 55 anni ai 70: una dose al mattino. Dai 70 ai 100 anni: una dose al mattino ed una alla sera”. (1985)
E’ del 1932 la ricerca di Schrunipf-Pierron: la dieta abituale delle popolazioni rurali dell’Egitto forniva quasi due grammi di Magnesio al giorno. Risultato? Tra i contadini egiziani l’incidenza del cancro era 10 volte inferiore a quella delle popolazioni di Europa e USA, mentre quella del cancro allo stomaco addirittura 50 volte minore. Non a caso, anche Delbet orientò la sua ricerca anche in quest’ambito.
Nel quotidiano, Schrunipf-Pierron osservò come i contadini egiziani non soffrissero di raffreddori, influenze, polmoniti e pleuriti. Le loro donne partorivano con estrema facilità, mentre gli anziani conservavano un’ “andatura elegante e armoniosa anche in età molto avanzata”.
Sia chiaro, il Cloruro di Magnesio non è una medicina, bensì un alimento che non ha controindicazioni ma soprattutto è compatibile con qualsiasi cura farmacologica in corso. Ha comunque una peculiarità non indifferente: prenderne una dose per un dolore soltanto fa sì che eventuali altri dolori guariscano comunque, perché il sale mette in ordine tutto il corpo.
Dove trovare Il Magnesio? Presto detto: nei cereali integrali, la soia, i fagioli, i vegetali in genere (se coltivati con metodo biologico), i frutti di mare, cioccolata e cacao. Essendo un prodotto di scarto del sale, va da sé che anche il sale marino sia ricco di Magnesio. Peccato però che l’impego di concimazioni minerali e il raffinamento dei cibi portino alla quasi totale perdita di magnesio. La stessa cottura può portare a un impoverimento dello stesso fino al 70%.
Come scoprire se si è carenti di Magnesio? Molto spesso i sintomi passano per ansia, ipereccitabilità muscolare, cefalea, vertigini, insonnia, asma, alterazioni del ritmo cardiaco, stanchezza eccessiva, disturbi del ciclo mestruale.
Dire che si sarà immuni da tutte le malattie è impossibile, ma sapere che c’è la possibilità di attenuare i dolori e il decadimento del corpo, è già una ragione importante per cominciare ad assumerlo. Anche perché il corpo, nella sua grande intelligenza fisiologica, elimina l’eventuale eccesso da solo. Al massimo, pulirete l’intestino. Che male non fa.
Per quanto mi riguarda, devo ringraziare un erborista che, anni fa, mi ha letteralmente “rimessa al mondo” consigliandomi il Cloruro di Magnesio. La pigrizia a volte prende il sopravvento e io stessa, pur consigliandolo a tutti, dimentico di assumerlo. E gli effetti si vedono. Per quanto mi riguarda, uso il Magnesio Supremo, scelto dopo aver letto il libretto accompagnatorio. Iniziato con il pensiero che comunque male non faceva, ho visto sparire in poco più di una settimana un dolore alla schiena che credevo cronico, e non solo. Potete trovare questo prodotto nelle farmacie più lungimiranti, nelle erboristerie, o ordinarlo online. Francamente dove lo acquistiate non ha importanza. Posso solo dirvi che mi ha aiutata, tanto. Così ho pensato fosse giusto e doveroso, da parte mia, mettervi a parte del mio “piccolo segreto”.
 
Buona vita
 
Cristina Colombera

domenica 14 luglio 2013

Curarsi all'estero gratis

 
Curarsi all'estero gratis? Ora si può. Tra poco in Europa i malati saranno senza frontiere. Infatti mancano poco più di tre mesi al 25 ottobre, giorno in cui i pazienti della Ue potranno liberamente scegliere dove farsi visitare, curare o operare. Da quel giorno un italiano avrà la possibilità di sottoporsi ad un intervento a Parigi, Londra e Stoccolma o un finlandese di venire da noi. Da oltre due anni la Ue ha votato questa direttiva. E ora tutti i Paese stanno approntando le pratiche burocratiche che dovranno essere pronte entro il 24 agosto.
La nuova direttiva prevede, come spiega il Messaggero, la possibilità di uniformare procedure amministrative e tariffe, oltre che riconoscere a livello comunitario l’universalità delle prescrizioni mediche. Il quotidiano spiega come, nonostante manchino ancora tre mesi, diversi paesi sono già in fibrillazione, considerato che alcune pratiche burocratiche dovranno “essere pronte entro la fine di agosto”. Per i cittadini dell’Unione Europea si tratta di una riforma importante, che coinvolgerà 600 milioni di persone, due milioni circa di medici e più di venti milioni di infermieri. Quello che il Messaggero definisce una “sorta di Trattato di Schengen della salute” dovrebbe permettere così di omologare i prezzi della sanità in tutta Europa.
Ma non solo: saranno approvate nuove procedure amministrative – con il coinvolgimento delle Regioni – che consentiranno di riconoscere le stesse prescrizioni mediche ovunque. Per i pazienti stranieri che vorranno arrivare in Italia per sottoporsi a cure mediche il Ministero predisporrà sul proprio sito istituzionale un elenco con tutte le strutture d’eccellenza.
Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, legge in positivo questo tsunami sanitario-amministrativo alle porte. "Sarà un’occasione per noi. Non nascondo che può preoccupare una simile organizzazione ma potrebbe essere un modo per metterci in mostra. Per far conoscere le nostre eccellenze. Stiamo lavorando sui finanziamenti dei nostri ospedali che saranno destinatari delle scelte dei pazienti stranieri. Oggi abbiamo malati che si spostano da una Regione ad un’altra, a tempi brevi avremo una circuitazione europea. Finalmente non si parlerà soltanto di malasanità. So che diversi Paesi si sono già fatti avanti per stipulare accordi con le nostre strutture".
Ma la realtà è molto complessa: negli ultimi anni il saldo di pazienti è in passivo. Gli italiani che si fanno curare all'estero sono molti di più degli stranieri che si fanno curare in Italia. Se il trend restasse questo, o addirittura peggiorasse, le conseguenze sul nostro servizio sanitario sarebbero molto gravi.

mercoledì 3 luglio 2013

La Psicocibernetica

Fonte: Benessere
 
Uno dei segreti principali alla base del benessere e del successo consiste nell'allineamento dei propri obiettivi e desideri alla propria immagine interiore di noi stessi. Molte condizioni quotidiane di malessere, infatti, nascono dall'impossibilità di cambiare la realtà e richiedono un cambiamento personale che non può limitarsi solo all'aria dei comportamenti ma che deve coinvolgere piuttosto l'intera concezione di sé stessi. La Psicocibernetica è un approccio di aiuto alla mente nato a partire dagli studi di M. Maxwell relativi a concetti e ad approcci psicologici utili per affrontare le problematiche dell’identità che egli ha riscontrato in alcuni casi in seguito alle operazioni da lui praticate come chirurgo plastico.
Questo metodo, basandosi sull'applicazione dei principi della cibernetica al cervello umano, offre strumenti di cambiamento basati sulla programmazione mentale di nuovi modelli di pensiero e di azione e sulla stimolazione di nuovi apprendimenti volti a orientare verso nuove e positive immagini di se stessi.
Immagine dell'Io, benessere e successo
Un importante pilastro concettuale della psicocibernetica e delle sue chiavi di cambiamento è il concetto psicologico di “immagine dell’Io”.
Ogni persona porta con sé quotidianamente una “immagine-guida” che dirige le proprie azioni, i propri sentimenti e l'intero comportamento. Essa è un ritratto interiore, un profilo personale che contiene delle credenze su se stessi, più o meno definite e più o meno consapevoli, che strutturano quella che viene denominata "immagine dell'Io”.
Tale auto-immagine rappresenta il metro di valutazione di se stessi, un manuale interiore che contiene ciò che si ritiene di essere e di valere e che comprende, di conseguenza, anche ciò che ci si può aspettare da se stessi e ciò che ci si merita e a cui una persona può aspirare.
L'origine di questa fotografia profonda di se stessi si rintraccia nel passato di ogni persona, nelle sue esperienze di successo e di fallimento, nelle frustrazioni, nelle esperienze di gioia e di vergogna, nelle reazioni degli altri nei propri confronti, e corrisponde ad una costruzione dell' “Io percepito” che inizia a strutturarsi nella prima infanzia, ma che viene integrato nel corso di tutta la vita.
Conseguentemente, tutti i sentimenti sperimentati su se stessi, come la sicurezza o l’incapacità vissute in relazione alle esperienze che compongono la propria storia personale, derivano dall’ “immagine dell'Io”, che spinge ad agire come se si fosse la persona che si ritiene di essere.
Di conseguenza, quando un'idea su se stessi entra a far parte di questa immagine diventa "vera" per la persona, la quale comincia ad agire basandosi su di essa e a comportarsi "come se" essa fosse vera, attivando facilmente quello che viene definita "profezia che si auto-avvera” che è in grado di rafforzare, sua volta, l'immagine iniziale, generando un circolo vizioso o virtuoso a seconda dei casi.
La presenza di questo nucleo profondo che guida il comportamento spiega anche la difficoltà frequente nel cambiare alcuni abitudini e modi di vivere attraverso un'azione e metodi diretti solo ad aspetti dell’involucro individuale esterno, ma che spesso entrano in contrasto con ciò che la persona pensa di poter essere nel cuore dell’Io.
L'auto-immagine, tuttavia, è una struttura plastica che può essere modificata attraverso l’approccio della Psicocibenetica: essa è il prodotto di un meccanismo creativo che filtra la realtà e le esperienze attraverso le "immagini mentali" che compongono l'immagine-chiave che si tende a mostrare nella vita reale, quella che stabilisce ciò che si può fare, ciò che si può essere, descrivendo quella che è stata definita come "la zona del possibile" di ogni persona.
Dal momento che ciò che uno pensa di sé non deriva dalla volontà, ma dalla composizione in un mosaico di vissuti legati alle proprie esperienze, il cambiamento dell'immagine personale registrata, secondo le osservazioni della Psicocibernetica, può seguire lo stesso percorso senza implicare uno sforzo di volontà o anche in mancanza di quest'ultima, come accade in presenza di problematiche depressive.
Ogni comportamento problematico, alla luce di questa prospettiva di studio, nasce attraverso immagini mentali e attraverso queste ultime può essere modificato, dal momento che il nostro cervello tende ad avvalersi dei dati presenti nella propria memoria sotto forma di immagini, allo scopo di risolvere problemi e di agire in determinate situazioni. L'apprendimento e l'allenamento di esperienze nuove, di nuovi modi di pensare, di immaginare e di agire, anche se semplicemente immaginato, mostra di poter modificare gli schemi tipici di reazione mentale e comportamentale, generando una sensazione di maggiore padronanza che viene assorbita ed entra gradualmente a far parte dell'immagine percepita dell’Io.
Il cervello come servo-meccanismo La Psicocibernetica, inoltre, spiega il comportamento umano applicando ad esso i principi e le conoscenze della cibernetica, una scienza che studia i meccanismi di autoregolazione di comunicazione confrontando le similitudini tra macchine ed organismi naturali, con particolare attenzione alla teleologia e allo studio di ciò che accade e di ciò che è necessario per il raggiungimento di un determinato scopo nei sistemi meccanici.
Secondo la prospettiva psicocibernetica ogni persona possiede un servo-meccanismo, ossia una macchina che può essere usata per migliorare la propria vita, anche se in alcuni casi tale dispositivo può funzionare come un vincolo negativo da riprogrammare.
Tale meccanismo, in realtà, è un importante potenziale di successo e di benessere posseduto grazie al naturale funzionamento del cervello e del sistema nervoso che assolvono a funzioni simili a quelli di una calcolatrice elettronica e di un sistema meccanico che si muove per il raggiungimento di uno scopo.
Più precisamente, le due funzioni innate del sistema nervoso umano, similmente a ciò che si osserva in sistemi cibernetici, sono rispettivamente:
• quella di un "cervello elettronico" che tende spontaneamente alla risoluzione di problemi, alla ricerca di risposte ad interrogativi e alla produzione di idee nuove;
• quella di "sistema-guida", dal momento che esso conduce nella direzione giusta per il raggiungimento di un certo scopo spingendo, per tal fine, a reagire correttamente all'ambiente.
È possibile affermare, dunque, in modo generalizzato che il cervello umano può operare secondo entrambe le modalità che connotano i servo-meccanismi meccanici. Esso, infatti, si attiva:
1) nei casi in cui il bersaglio o la risposta da dare non sono manifesti e in cui il compito è proprio quello di individuarli;
2) nelle condizioni in cui lo scopo-bersaglio da raggiungere o la risposta da fornire sono noti e l'obiettivo è rappresentato dall’individuazione di queste mete.
Il cervello agisce come un sistema-guida, ad esempio, quando si sta cercando un oggetto all'interno di una borsa senza guardare, esplorando e procedendo per tentativi fino a riconoscere al contatto qualche caratteristica di ciò che si sta cercando.
Un esempio in cui il funzionamento del servo-meccanismo cerebrale è simile a quello di una calcolatrice elettronica è offerto invece dal gesto di prendere un bicchiere d’acqua per bere. In questo caso grazie ad un meccanismo automatico, dopo aver scelto lo scopo (bere), il cervello attiva e mantiene azioni, più o meno perfezionate e coordinate a seconda dell'età, volte al raggiungimento di tale obiettivo. In questa prima tipologia di funzionamento meccanico il cervello mostra di essere naturalmente predisposto a ricercare il successo dal momento che tende a ricordare gli esiti positivi e a dimenticare i fallimenti, ripetendo automaticamente le azioni che hanno portato al raggiungimento di uno scopo e diminuendo il numero di tentativi inutili e infruttuosi in esperienze simili successive.

Principi-chiave di psicocibernetica
Esistono alcuni principi fondamentali che hanno portato allo sviluppo di numerosi esercizi di Psicocibernetica e che guidano ogni pratica messa a punto nel contesto di questo approccio.

Uno degli assunti fondamentali su cui si basano i metodi di aiuto realizzati dalla Psicocibernetica in relazione a diverse problematiche psicologiche e comportamentali è, come accennato, l'importanza dell'immaginazione che è in grado di stimolare il servo-meccanismo cerebrale a seguire schemi positivi di pensiero e di azione. Il segreto dell'uso delle immagini mentali come stimolo per i meccanismi automatici di successo risiede nella loro capacità di rendere chiaro l'obiettivo che si desidera raggiungere. Le virtù attribuite all'immaginazione, intesa come un metodo di riproduzione dei vissuti sensoriali, motori e cognitivo-emozionali, derivano dalle scoperte relative alla sostanziale uguaglianza operata dal cervello tra la "realtà vissuta" e la "realtà immaginata", sempre che ciò avvenga attraverso pratiche multimodali di visualizzazione. Il cervello, infatti, nel corso di appropriati e vividi esercizi di visualizzazione allena l’apprendimento e l'assimilazione di nuovi schemi nello stesso modo in cui avviene nella realtà. Inoltre, numerosi studi hanno dimostrato che ciò che viene vissuto intensamente a livello immaginativo è in grado di produrre conseguenze psico-fisiche reali, sia a breve che a lungo termine, producendo una graduale ristrutturazione del proprio “ io interiore”. Sulla base di innumerevoli dimostrazioni di questi aspetti, sono stati progettati esercizi di allenamento immaginativo del servo-meccanismo cerebrale per guidare il miglioramento di capacità comportamentali quotidiane, di abilità atletiche, di capacità di comunicazione e di vendita, fino a sviluppare pratiche di miglioramento di aspetti di personalità.

Un secondo principio fondamentale che guida gli esercizi di Psicocibernetica è la cosiddetta "legge di Couè" che sostiene che nello scontro tra volontà e immaginazione, prevale la seconda. Ciò determina la constatazione che non è possibile, attraverso uno sforzo di volontà, modificare comportamenti e abitudini che si sono consolidati nel tempo in seguito ad azioni che derivano dalle proprie immagini interiori, dal momento che sarebbe come parlare due linguaggi differenti. La conseguenza è strettamente connessa al principio precedente: ciò che nasce dalle immagini interiori va modificato con nuove immagini interiori. In Psicocibernetica la vittoria delle immagini sulla volontà favorisce il successo dei percorsi personali di cambiamento anche in assenza di una volontà forte (es. stati di scoraggiamento), purché ci sia una costanza nell'esercizio che generalmente deriva dalla fiducia nel metodo.

Quest'ultima va assicurata rispettando le prescrizioni temporali cicliche che garantiscono il consolidamento di nuovi programmi mentali e quindi il cambiamento comportamentale. Generalmente ogni programma richiede un allenamento di 30 minuti al giorno seguendo un ciclo continuativo di 21 giorni di seguito o, nei casi più complessi, di periodi più lunghi che possono giungere fino a tre mesi comprendendo due o tre ripetizioni di ogni ciclo di base, intervallato da una settimana di riposo.

Infine, la programmazione del servo-meccanismo mentale richiede di limitare gli sforzi consapevoli di cambiamento che possono rappresentare un blocco per il meccanismo creativo automatico: una volta stabilito e immaginato adeguatamente l'obiettivo occorre alleggerire la macchina intellettuale lasciandola agire passivamente e meccanicamente nei contesti in cui si vuole applicare il cambiamento.

Dalla teoria alla pratica: le possibilità della psicocibernetica
Gli obiettivi che è possibile raggiungere attraverso percorsi guidati dall'approccio psicocibernetico sono numerosi come mostra l'esperienza di applicazione in diversi campi.
I più noti esercizi di Psicocibernetica trovano applicazione per favorire:
• il rilassamento e l'abbassamento dei vissuti di ansia;
• il miglioramento della qualità del sonno;
• la capacità di rispondere agli eventi stressanti con azioni positive e di compensazione;
• il miglioramento dei vissuti negativi generati dalla presenza di difetti fisici o di malattie;
• lo sviluppo di un atteggiamento positivo di ricerca di soluzioni ai problemi basato su l’uso dell’immaginazione creativa come chiave del funzionamento del servo-meccanismo di successo;
• la ristrutturazione dell'immagine di sé e la sua riprogrammazione per il successo e per il benessere;
• il miglioramento dell'accettazione di sé e dell'autostima;
• il riconoscimento anticipato di situazioni di pericolo o di fallimento;
• la destrutturazione di auto-valutazioni negative sbloccando i servo-meccanismi orientati al fallimento e al pessimismo e ricucendo alcune cicatrici emotive;
• il controllo delle emozioni eccessive (timitezza, rabbia di aggressività) che possono causare delle difficoltà nelle relazioni interpersonali o dei problemi di somatizzazioni.
Più in generale, l'adozione di semplici esercizi di Psicocibernetica aiuta a programmare cambiamenti positivi in rapporto a numerose abitudini comportamentali, favorendo lo sviluppo di uno stile di vita positivo (alimentazione, attività fisica, relazioni sociali, abitudini lavorative) e l'abbandono di quotidiane dipendenze e vissuti negativi di sé.

MATERIALE BIBLIOGRAFICO E AUDIO SULL’ARGOMENTO
- Maxwell M., 1960, Psycho-cybernetics: a new way to get more living out of life, Prentice-hall, NY.
- Maxwell M.; Kennedy D., 2001, The New Psycho-cybernetics, Paperback
- Maxwell M.; Kennedy D.; Michael P., Psycho-cybernetics audio book, Audio renaissance
- Monaco M., 2008, Corso di psicocibernetica, A.M.
- Monaco M., 2007, Schede di esercizi di psicocibernetica. In Raccolta per percorso personale di psicocibernetica, A.M.
- Fontana S., 1998, Attraverso la mente. Manuale di psicocibernetica, ISU, Roma
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