giovedì 16 agosto 2012

La Coca-Cola Zero contiene l'edulcorante ciclammato, vietato negli USA ma autorizzato in Europa. Perchè questa disparità

Fonte: Informarmy

La Coca-Cola Zero venduta in Italia è diversa rispetto a quella degli USA, la differenza non è vistosa ma significativa. La versione europea ha un ingrediente che manca nella bibita americana: si tratta del ciclammato, un edulcorante intenso sintetizzato per la prima volta nel 1937 negli Stati Uniti e utilizzato sino agli anni '70. Dopo è stato vietato perchè La Food and Drug Administration (FDA) ha avanzato sospetti sulla tossicità, non escludendo l'ipotesi che possa trattarsi di un composto cancerogeno. Le autorità sanitarie americana hanno quindi applicato il “principio di precauzione” per tutelare i consumatori, in attesa di nuove evidenze scientifiche.
Nonostante il divieto in USA, in Europa la multinazionale americana ha commercializzato la ricetta includendo il ciclammato, che in Europa si può utilizzare tranquillamente. L'edulcorante è stato autorizzato in base al parere del Comitato Scientifico per l’Alimentazione Umana. Di fronte a questo dualismo di posizioni si resta un pò attoniti visto che si tratta di giudizi espressi da autorevoli enti di controllo. D'altro canto non si tratta dell'unico caso in cui Europa e Usa esprimono pareri diversi sulla tossicità dei prodotti e degli additivi alimentari. L’ufficio stampa della Coca-Cola Italia, sostiene che: «Il ciclammato è un additivo alimentare della famiglia degli edulcoranti, autorizzato dalla legislazione europea e italiana sulla base delle rilevanti valutazioni di sicurezza. È pertanto utilizzabile dalle aziende alimentari alle condizioni specificate nelle relative norme, che elencano i prodotti in cui può essere impiegato e le rispettive dosi massime d'uso. La Coca-Cola ricorda che l’utilizzo del ciclammato come edulcorante negli alimenti e nelle bevande è permesso in più di 50 paesi in tutto il mondo tra cui Canada, Australia e Messico».
Così facendo però Coca-Cola Italia mette un pò in crisi il mito dell'unicità e della segretezza della formula, e conferma l'abitudine di molte multinazionali di modificare le ricette (a volte solo l'aroma dei prodotti) per soddisfare i gusti dei singoli Paesi.
Sui dolcificanti intensi utilizzati nei prodotti alimentari per ridurre le calorie, senza modificare il sapore, abbiamo chiesto un parere a Catherine Leclercq, ricercatrice dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran).
«Le linee guida per una sana alimentazione del nostro istituto dicono chiaramente che questi dolcificanti non sono necessari neanche per i soggetti che devono seguire un regime ipocalorico. In alcuni casi sono addirittura sconsigliati come durante la gravidanza, l'allattamento e nei piccoli fino al terzo anno d'età. Per quanto riguarda i bambini e gli adolescenti occorre comunque usare cautela - prosegue Leclercq - non tanto per la potenziale tossicità, ma per non creare errati comportamenti alimentari e abituare i ragazzi ad un cibo troppo dolce. La fonte principale di edulcorati intensi (aspartame, ciclammati, acesulfame e saccarina) sono le bibite, più che le caramelle. L’importante è far sì che l’eventuale consumo sia occasionale, e ricordare che l’acqua rimane la bevanda migliore, soprattutto durante i pasti».
Da un punto di vista scientifico, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), che classifica le sostanze in base alla loro cancerogenicità, ha ritenuto non convincenti i dati relativi alla cancerogenicità del ciclammato. Per restare in argomento va detto che lo IARC, ha aggiunto alla lista delle sostanze chimiche da valutare l’aspartame, un altro dolcificante molto utilizzato nel settore alimentare. Restiamo in attesa di novità e di conferme sull'impiego dei dolcificanti intensi.
Valeria Nardi.
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