sabato 12 marzo 2011

Microespressioni

Fonte: Lie to Me

La scoperta più importante fatta da Paul Ekman durante i suoi studi sulle emozioni umane è sicuramente quella dell’universalità delle espressioni facciali, che non hanno natura genetica, così come creduto fino a quel momento, bensì biologica.
Ekman giunse a questa conclusione dopo numerosi viaggi effettuati in Brasile, Argentina, Cile e Giappone, dove fotografò le espressioni di rabbia, tristezza, felicità, delusione, ecc. di centinaia di persone, per mostrare poi le foto a soggetti nord americani che dimostrarono di non avere alcuna difficoltà a capire le emozione provate in quel momento dalle persone fotografate. Per essere sicuro che questi risultati non fossero validi solo in civiltà simili, Ekman visitò anche delle tribù isolate della Nuova Guinea, dove verificò che le espressioni facciali utilizzare erano le stesse riscontrate negli altri casi.
In seguito a queste scoperte Ekman, insieme ad un suo amico psicologo Wallace Friesen, decise di provare a catalogare tutte queste “microespressioni”, un lavoro che durò quasi sei anni e che portò alla creazione di una sorta di codice, il Facial Action Coding System, che permette di classificare qualsiasi espressione facciale sulla base di una combinazione di 43 unità di movimenti facciali.
Ma le scoperte di Ekman non finiscono qui. Infatti, egli scopri che se si imponeva di riprodurre a lungo una certa espressione, finiva per provare davvero l’emozione che essa rappresentava, contraddicendo la teoria secondo cui le emozioni sono provocate dalla psiche. Ad esempio, se sorrideva a lungo, sebbene non fosse particolarmente felice, il suo umore migliorava.
Questi studi furono accolti con molta curiosità dal mondo degli psicologi, particolarmente interessati a capire se i loro pazienti mentissero o dicessero la verità. Ekman, quindi, che al tempo insegnava alla UCSF, elaborò un programma di autoapprendimento per aiutare le persone ad applicare il Facial Action Coding System ed a imparare a leggere le espressioni di che si trovavano davanti.
Le microespressioni, infatti, sono molto difficili da cogliere per la maggior parte noi poiché hanno di solito una durata di appena un venticinquesimo di secondo ed avvengono in un contesto in cui la persona sta cercando di dissimulare i propri sentimenti. Tuttavia, applicando il Facial Action Coding System è possibile per chiunque decodificarle.
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