venerdì 6 gennaio 2012

I danni della carne o i benefici del vegetarismo?

Fonte: Franco Libero Manco - Associazione Vegetariana Animalista, in collaborazione con A.B.I.N. (Associazione Bergamasca di Igiene Naturale) - www.vegetariani-roma.it

Spesso qualche nutrizionista onnivoro in fase denigratoria del sistema vegetariano sostiene che non sia la mancanza di carne nell’alimentazione dei vegetariani a dare loro migliore salute ma un più corretto stile di vita che tale scelta comporta, cioè i mangiatori di carne hanno generalmente anche un cattivo stile di vita mentre i vegetariani sono generalmente più attenti al loro benessere. I due aspetti, a mio avviso, sono altrettanto importanti per conservare la salute, però succede che anche se gli onnivori seguono sani stili di vita sono ugualmente soggetti a molte patologie contemporanee, mentre i vegetariani, pur non seguendo sani stili di vita, si ammalano molto di meno.

Le statistiche ufficiali in tal senso fanno riferimento alla condotta comune delle persone onnivore, sia che facciano eccessivo o poco uso di carne, così come le statistiche che riguardano i vegetariani fanno riferimento a tutti i vegetariani non solo ai più virtuosi, cioè compresi coloro che scelgono di non nutrirsi di animali per scelta etica e che spesso trascurano l’aspetto salutistico del problema.

La letteratura scientifica vegetariana e tutti gli scienziati indipendenti hanno ribadito e ribadiscono che le malattie generate dalla carne non dipendono dal fatto che la carne derivi da animali trattati con medicinali, ma che sono le proteine proprie della carne sia che provengano da animali terricoli, da pesci, da latticini o da uova.

Anche se un individuo vive in conformità alle leggi naturali ma mangia carne gli effetti protettivi delle verdure vengono in gran parte neutralizzati dai prodotti carnei. La carne fa male non perché gli animali non sono più allevati allo stato naturale ma perché è un alimento incompatibile con i processi biochimici dell’essere umano per natura fruttariano. E tutto ciò che non è adatto alla nostra alimentazione non può che apportare danni. Se fosse un alimento compatibile il nostro organismo non produrrebbe radicali liberi, leucocitosi, crisi enzimatica, carenza di vitamine, aumento di colesterolo, aumento del battito cardiaco, acidificazione del sangue, prelazione di calcio, uricemia, ipertensione, reumatismo, gotta, cancro..

Non c’è stile di vita in grado di neutralizzare tutti gli effetti deleteri della carne. A tal proposito vale la pena ricordare che le scorie accumulate dagli alimenti troppo ricchi di proteine come la carne, oltre ad acidificare il sangue, sono causa di tutte le manifestazioni uricemiche, di obesità, diabete, calcolosi, reumatismo, nevralgie, dispepsie, eczemi, arteriosclerosi, ipertensione, stitichezza, allergie ecc.. Infatti le leggi di Graham sul cibo elettivo dimostrano che esiste un rapporto preciso e definitivo tra costituzione fisica di un animale e il suo cibo elettivo che è quello che serve al meglio i suoi interessi biologici, psicologici, conservativi e ambientali. In modo più dettagliato riporto le considerazioni del dr. Valdo Vaccaro.

“La carne genera l’aldeide malonica (sostanza cancerogena al 100% che si sviluppa con la cottura della carne, l’acreolina (dalla cottura dei grassi, ultratossica per il fegato), l’adrenalina (dal terrore indescrivibile provato dalle bestiole nei macelli), il dietilsilbestrolo (causatore di cancro all’apparato genitale femminile), l’acido apocolico e il 3-metil-colantrene (composti chimici cancerogeni derivati dal contatto dei prodotti di decomposizione carnea coi nostri acidi biliari, l’acido colico e l’acido disossicolico, il beta-glicoronidasi e l’alfa-deiprossilasi (enzimi cancerogeni derivati da batteri intestinali di carni e pesce crudi), il coprosterolo (sterolo cancerogeno da carne e pesce crudi e cotti), la cadaverina (dall’aminoacido lisina), gli etil e metil-mercaptani (dalla cisteina e dalla metionina), la putrescina-agmatina-tiroxina-fenolo (veleni generati dalla cottura di carne e pesce), il solfuro d’idrogeno e l’acido acetico, l’albumina, la fibrina e la gelatina, derivate dal brodo di carne (causatore accertato di morie a gruppi di cani alimentati a brodo), le ptomaine (sostanze che prendono il nome da ptoma, che in greco significa cadavere), il benzopirene, le nitrosammine e le aflatossine (micidiali cancerogeni), i radionuclidi o radicali liberi, le purine (sostanze azotate derivanti soprattutto dal pesce, anche crudo, anche fresco e anche sanissimo, che fanno aumentare paurosamente l’acido urico nel sangue), indolo, scatolo, acido lattico, alte dosi di colesterolo, trigliceridi e acidi urici, estrogeni ed antitiroidei, sulfamidici, cortisonici, beta-bloccanti, ammoniaca, vaccini ecc.

Inoltre con la frollatura la carne appena macellata subisce il cosiddetto rigor mortis, determinato dalla contrazione delle strutture muscolari, che raggiungono la massima intensità entro 1-2 giorni. Si ha poi una parziale e graduale demolizione delle proteine muscolari e del collagene: questo fenomeno (detto frollatura molto importante per il gusto e la tenerezza della carne) avviene a bassa temperatura e varia in base al tipo di carne: per quelle bovine la durata è di almeno 5 giorni.

Chi sostiene l’utilità della carne…
1) non prende in considerazione la struttura del corpo umano morfologicamente strutturato per cibarsi di frutti, vegetali, semi e radici.
2) non considera la funzione degli enzimi nella digestione che con la cottura della carne vengono distrutti.
3) non differenzia le vitamine vere dalle vitamine sintetiche, tra minerali organici e minerali inorganici.
5) non considera gli esperimenti di Kautchakoff del 1930 sulla proliferazione dei leucociti nel sangue (da 6000 a 18000 per mmc di sangue) ad ogni pasto carneo.
6) non considera il grado di l’alcalinità del sangue umano.
7) non valuta la scarsità di acido cloridrico presente nello stomaco umano (20 volte inferiore a quella presente negli animali carnivori), e quindi l’incapacità del nostro apparato di disgregare le proteine della carne.
8) non valuta la totale assenza di enzimi uricase antiurici nel corpo umano (a differenza degli animali carnivori che ne sono ben dotati) e quindi l’incapacità assoluta del corpo umano di neutralizzare i micidiali effetti urici delle carni.
9) non considera i gravissimi danni provocati dalla cottura dei cibi e in particolare dei tanti grassi animali”.
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