sabato 14 maggio 2011

La coscienza come comportamento sociale

Perché siamo consapevoli di noi stessi? Quale scopo ha la nostra capacità di 'conoscere' che noi esistiamo, e che esiste il resto del mondo? Se consideriamo la coscienza (da un punto di vista psicologico) come un carattere adattativo della specie umana, la spiegazione più probabile sta nella sua relazione con la comunicazione. E' proprio grazie alla nostra capacità di comunicare che siamo consapevoli di noi stessi.
Di certo l'uomo non è unico nella sua capacità di comunicare con altri esseri viventi. Ogni animale utilizza strategie proprie per la comunicazione; pensiamo ai cani i quali riescono a ringhiare l'uno verso l'altro, gli uccelli riescono attraverso il canto a definire il loro territorio, le scimmie attraverso le loro espressioni facciali sono capaci di affermare la loro predominanza o sottomissione, quindi, la capacità di segnalare il proprio comportamento ha un importante valore legato alla sopravvivenza. Ricordiamo comunque che il linguaggio umano è capace di comunicare ben più che le intenzioni; attraverso il linguaggio possiamo fare richieste molto più complesse, ad esempio richiedere ad un'altra persona di eseguire una particolare azione. Dobbiamo avere l'accesso verbale a questa persona: se non siamo capaci di parlare non possiamo richiedere aiuto; in secondo luogo, i comportamenti che richiediamo ad altre persone devono essere soggetti al controllo verbale, e cioè le parole devono essere capaci di indurre la persona a cui ci siamo rivolti ad eseguire i comportamenti richiesti.
I concetti di accesso verbale e controllo verbale sono importanti e richiedono una certa elaborazione. Nel nostro corpo si producono molti eventi a cui non abbiamo accesso verbale, ad esempio non siamo in grado di dire ad una persona se la nostra paratiroide sta secernendo ormoni oppure il nostro fegato svolge correttamente tutte le funzioni enzimatiche, però abbiamo accesso verbale agli eventi fisiologici che avvengono quando rimaniamo a lungo senza cibo o senza acqua; in pratica siamo in grado di dire che siamo affamati o assetati. Il vantaggio selettivo, quindi, dell'avere accesso verbale alle condizioni fisiologiche della fame e della sete è che siamo in grado di chiedere ad altre persone di aiutarci a procurarci cibo ed acqua, qualora non riuscissimo da soli.
Il controllo verbale si riferisce all'effetto delle parole sul comportamento di altre persone. Una persona che sia stata allevata in completo isolamento dagli altri simili non sarebbe capace di parlare in quanto non avrebbe alcuna ragione per farlo: il linguaggio non avrebbe alcun effetto sul suo ambiente. Comprendiamo allora che il linguaggio ci è utile perché è capace di evocare comportamenti da altre persone; quando siamo in grado di evocare comportamenti specifici da altre persone mediante suoni che emettiamo o segni che facciamo su di un foglio di carta, i comportamenti sono soggetti al controllo verbale.
Da questa analisi si desume che la coscienza può essere considerata una conseguenza della nostra capacità di comunicare: interiormente con noi stessi ed esteriormente con altri nostri simili.
Non tutta la comunicazione può essere considerata cosciente. Alcune comunicazioni umane sono automatiche e perciò probabilmente inconsce: il sorriso di un bambino piccolo viene evocato automaticamente da stimoli quali una voce acuta o un viso umano, mentre un bambino piangerà automaticamente quando sente freddo o prova dolore. Anche le interazioni sociali tra adulti sono ricche di scambi non-verbali per mezzo di sottili espressioni posturali o facciali chiamate linguaggio del corpo.
Benché il principale beneficio sia la capacità di influenzare il comportamento degli altri, la comunicazione ha altri vantaggi. Una persona può condividere con gli altri la propria esperienza; non siamo quindi limitati ad apprendere le cose che abbiamo osservato direttamente, possiamo trarre profitto da ciò che gli altri hanno appreso, ascoltando ciò che dicono o leggendo ciò che hanno scritto.
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