lunedì 11 aprile 2011

Cervello piloti di F1 si può modellare

Lewis Hamilton
Fonte: Ansa.it

PISA - Campioni di Formula 1 si diventa, non si nasce. Anche se una certa predisposizione dovra' pur esserci. Ma il cervello si puo' addestrare, perfino modificare nella sua conformazione neuronale: e' questo l'esito di una ricerca scientifica che ha come base lo sport. E l'addestramento e la costante sollecitazione a prestazioni ad alto livello ad avere reso il cervello dei piloti di Formula 1 diverso da quello della gente comune. Lo studio del dottorando pisano Giorgio Bernardi, dell'unita' operativa di Biochimica clinica del Dipartimento di Medicina di laboratorio e diagnostica molecolare dell'universita' di Pisa, pero' regala alla medicina informazioni utili anche per la cura di chiunque, perche' dimostra la 'plasticita'' del cervello, ovvero la sua capacita' di migliorare in seguito all'addestramento. Utilizzando la risonanza magnetica funzionale, Bernardi ha studiato i meccanismi cerebrali che sottendono l'elaborazione dell'informazione visuo-motoria nel cervello di piloti di Formula 1 e dei soggetti semplici e ne ha dimostrato le differenze.

''Questi risultati - ha sottolineato il responsabile del Dipartimento, Pietro Pietrini - hanno importanti implicazioni anche per lo sviluppo di strategie riabilitative in pazienti con ictus o altri danni cerebrali. Sotto il profilo medico questa ricerca ha dunque una grande rilevanza''. Lo studio, condotto in collaborazione con il Dipartimento di Medicina interna dell'Azienda ospedaliero universitaria pisana e con Formula Medicine di Viareggio, ha sottoposto, presso la Fondazione Monasterio a Pisa, a risonanza magnetica i piloti della Forumula 1 durante la quale essi dovevano rispondere a precisi compiti di integrazione visuo-motoria. ''Abbiamo simulato una griglia di partenza - ha concluso Pietrini - e in presenza del semaforo rosso i piloti dovevano ripetutamente schiacciare un pulsante, cosi' come in un altro test visuo-spaziale su oggetti in movimento chiedevamo altre sollecitazioni. E cio' che si evidenzia e' come l'addestramento dei piloti fornisca risultati assai diversi rispetto a quelli dei soggetti normali. In questo modo per la prima volta e' stato possibile misurare come diversi gruppi di neuroni parlano tra di loro. L'addestramento dei piloti, la loro abitudine ad elevate prestazioni, ha un effetto plastico sul cervello, lo modifica in qualche modo e cio' dimostra che proprio l'addestramento puo' risultare molto utile in caso di terapie riabilitative conseguenti a danni cerebrali''.

di Gabriele Masiero
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