martedì 12 aprile 2011

La Floriterapia: un aiuto per chi aiuta

In floriterapia i rimedi agiscono a livello energetico, non avendo nessuna relazione con il valore o la componente riconosciuta dalla scienza erboristica del fiore corrispondente, anche se alcune volte combacia con il significato terapeutico previsto dalla floriterapia stessa. Come la maggior parte delle persone sanno, in occidente la floriterapia si è fatta conoscere grazie al grande lavoro del dr. Edward Bach il quale ha trasmesso le linee guida per la loro preparazione.
I rimedi floreali, quindi fiori di Bach, californiani o altri, non possono essere considerati farmaci in quanto la loro funzione non è finalizzata alla soppressione di un sintomo, anche se alcune volte questo avviene. L’azione della floriterapia pare scaturire dall’informazione energetica del rimedio utilizzato in termini di vibrazione e frequenza. Su questa base si comprende che tutto il processo che porta al riequilibrio non si finalizza all’aspetto fisico organico, quanto all’armonizzazione dei campi bioenergetici della persona che accusa un malessere.
Nel suo libro I Fiori della mente la dr.ssa Maria Antonietta Bàlzola, psichiatra e psicoterapeuta, grande esperta di floriterapia, espone in modo chiaro ed autoritario il metodo terapeutico dei Fiori di Bach. Nel suo elaborato troviamo un capitolo dedicato a coloro che svolgono la funzione di terapeuti e a quanto la floriterapia possa essere d’aiuto anche a loro. Anche se la tematica è rivolta primariamente a psicoterapeuti, i consigli che vengono dati possono essere d’aiuto a tutti coloro che sono impegnati nel mondo sanitario ed hanno quindi rapporti con pazienti presi da loro in cura.
Esaminiamo ora alcune situazioni che potrebbero crearsi e vediamo quali rimedi floriterapici possono aiutare lo stesso terapeuta a fare un lavoro di riequilibrio emozionale.
La dr.ssa Bàlzola dice che a volte siamo talmente oberati dal nostro lavoro da cedere alla stanchezza ed al pessimismo; nel caso della stanchezza sarà utile Olive, mentre per il pessimismo Gentian. Quando l’eccessiva responsabilità ci porta a sovraccaricarci, il rimedio d’aiuto sarà Elm, nella stessa misura Oak sarà indicato nel caso in cui viviamo il nostro lavoro con un eccessivo senso del dovere. Il rimedio Pine può essere usato nei casi in cui nasca in noi un senso di colpa, forse per non essere riusciti ad aiutare completamente un paziente, oppure Impatiens qualora vogliamo vedere i risultati delle nostre terapie in tempi brevi, dimenticando che la persona che abbiamo in cura ha i suoi tempi. Capita spesso che i terapeuti, specialmente nel mondo delle medicine alternative, siano persone sensibili, forse influenzabili dalle sofferenze altrui, specialmente all’inizio della loro carriera. Walnut è utile per difendersi dalle influenze esterne, Centaury per imparare a dire di no al paziente quando ci viene chiesto troppo, Cerato per riuscire a rimettersi in contatto con il proprio intuito. Se tendiamo a preoccuparci troppo e non lasciare libero il paziente di fare le proprie scelte, forse anche di sbagliare, può essere utile Red Chestnut. Se siamo troppo autoritari imponendo ad altri le nostre idee, Vine sarà di aiuto. Il rimedio Crab Apple è forse quello che tutti i terapeuti hanno bisogno: dopo una giornata di lavoro ci sono state raccontate esperienze di sofferenza e dolore, pensiamo quindi alla quantità di emozioni che abbiamo ricevuto e che queste ci hanno coinvolto emotivamente, per quanto forti di carattere possiamo sembrare. Se addirittura preoccupazioni e pensieri legati al lavoro continuano a rimanere vivi nella nostra mente, senza riuscire a staccare per così dire la spina, White Chestnut potrà aiutarci.
La dr.ssa Bàlzola estrapola nel suo libro un suggerimento molto profondo, sicuramente adatto non solo a coloro che lavorano con i Fiori di Bach, ma a tutti coloro che sono vicini ai malati. Essa dice che “Se consideriamo la malattia come espressione del processo di cambiamento, così come la intendeva Bach, allora non si tratterà più di combatterla, ma di vederne gli aspetti trasformativi, lasciando che da essa emergano l’energia necessaria e la direzione da seguire”.
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