lunedì 14 febbraio 2011

Quanto sei Acido?


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Stanchezza cronica, scarsa concentrazione, sonnolenza, irritabilità, dolori muscolari e articolari, ritenzione idrica e cellulite possono nascondere una condizione di acidosi tissutale, causata da scorie acide in eccesso. Tutti i processi metabolici che ci mantengono in vita e che trasformano gli alimenti e l’ossigeno in energia, infatti, producono scorie metaboliche acide.
Quest’ultime vengono eliminate tramite appositi sistemi tampone, in grado di rimuovere piccoli carichi acidi attraverso la respirazione, il fegato, i reni e la pelle.
Questa neutralizzazione ed eliminazione di scorie acide, però, necessita di molti sali minerali che non vengono autonomamente sintetizzati dall’organismo. Quando la quantità di scorie acide supera quella che il nostro organismo è in grado di eliminare insorge l’acidosi tissutale, che consiste nel sovraccarico di sostanze acide che vengono “parcheggiate” in alcuni tessuti, in attesa di essere neutralizzate e smaltite. In questa condizione di emergenza subentrano meccanismi che producono sali basici a scapito, principalmente, del sistema osseo (sali di calcio e fosfato), che portano, nel tempo, alla demineralizzazione ossea.
La condizione di acidosi tissutale è associabile a diversi disturbi dell’apparato gastro-enterico (pirosi, acidità, dispepsia, sonnolenza postprandiale) della cute (seborrea, eczemi, micosi), del sistema nervoso (palpitazioni, ansia, cefalea), dell’apparato osteoarticolare (dolori muscolo-scheletrici, osteoporosi) e del sistema endocrino (disfunzioni tiroidee, alterata tolleranza glucidica, irregolarità mestruali).
Una prima valutazione della condizione di acidosi tissutale può essere facilmente effettuata mediante il monitoraggio del valore del pH urinario. Proprio attraverso le urine, infatti, l’organismo elimina le scorie acide, accumulate nel liquido extracellulare durante la giornata. Il pH urinario, quindi, subisce variazioni nell’arco della giornata in quanto l’ambiente extracellulare trasferisce, a livello renale e urinario, le scorie acide immagazzinate le quali influenzano i valori di pH urinario.
Al mattino le urine sono acide perché con esse vengono eliminate le scorie accumulate nella notte; nel corso della mattina il pH tende a salire sensibilmente, per scendere intorno all’ora di pranzo. Risale nel pomeriggio fino a stabilizzarsi intorno a valori vicini alla neutralità (circa 7); nella tarda serata si riscontra, nuovamente, una fase acida, in concomitanza della ripresa dell’attività catabolica dei tessuti (vedi grafico inizio pagina).
Una singola misurazione giornaliera del pH urinario, effettuata utilizzando le prime urine del mattino, pur non dando un’informazione completa, permette comunque alcune valutazioni, come l’indicazione di un possibile stato di acidosi che necessita di ulteriori approfondimenti. Valori di pH fortemente acidi (inferiori a 5,9) nelle prime urine del mattino (rilevate all’incirca alle ore 7:30) inducono il sospetto di stato acidosico clinico che necessita approfondimenti (verifica della funzionalità renale, analisi del regime dietetico, rilevazione frazionata dell’acidità in più campioni di urine raccolti nell’arco della giornata).
Con l’avanzare dell’età, la perdita di efficacia della funzione renale, unitamente ad uno stile di vita e dietetico poco salutari (stress, eccessivo apporto proteico, scarsa idratazione, sedentarietà, alcool e fumo), portano all’instaurarsi di uno stato di acidosi, sovente subclinico, che nel tempo può avere ripercussioni sulla salute.
In assenza di una patologia conclamata, la causa più frequente di acidosi è rappresentata dalla dieta, ed in particolare da un’alimentazione iperproteica.
Gli alimenti che esplicano un’azione acidificante, quali carne, salumi, farinacei, latte, prodotti lattiero-caseari e pesce, sono quasi sempre i più frequentemente consumati, soprattutto dagli atleti.
Fumo, assunzione di farmaci, alcool, stress o insufficiente apporto di liquidi ed alimenti alcalinizzanti (frutta e verdura), sono i fattori che concorrono a uno stato di acidosi tissutale.
L’intervento terapeutico deve consistere, in prima battuta, in modificazioni dietetiche e supplementazione con integratori di minerali alcalinizzanti (bicarbonati), la cui finalità è proprio quella di ripristinare l’equilibrio acido-base, dal quale dipende la buona funzionalità dell’organismo. Anche l’acqua che beviamo quotidianamente gioca un ruolo fondamentale; essa è quasi sempre acida o, al massimo, neutra. Mediante apposite apparecchiature (ionizzatori-alcalinizzatori d’acqua) è possibile ottenere acqua alcalina in grado di contrastare l’acidosi metabolica.
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