mercoledì 9 febbraio 2011

Connessione Interpersonale: la nuova arma del leader

Nel suo libro Tutti Comunicano Pochi si Connettono, John C. Maxwell parla della capacità di sapersi connettere con le persone affinchè si possano avere delle buone relazioni. Egli parla di Connessione Interpersonale, definita la capacità di sapersi identificare con le persone ed interagire con loro in maniera da accrescere la propria influenza. Nella sua analisi si può leggere che i migliori leader sono sempre dei grandi "connettori". Al riguardo presenta un'interessante analisi dei Presidenti degli Stati Uniti d'America degli ultimi trent'anni.
Nell'analizzare questo argomento, Maxwell cita uno storico, Robert Dallek, professiore di storia presso l'Università di Boston e profondo conoscitore dei Presidenti americani. Questo storico dice che i migliori Presidenti esibiscono cinque caratteristiche che li mettono in condizioni di realizzare imprese precluse agli altri: visione, pragmatismo, capacità di creare consenso, carisma ed affidabilità. Un altro ricercatore, John Baldoni, consulente della comunicazione e della leadership afferma che quattro di questi fattori, appena citati, dipendono sostanzialmente dalla capacità di comunicare a vari livelli; come tutti i leader, anche i Presidenti devono essere in grado di spiegare chiaramente dove vogliono andare (visione), persuadere gli altri a seguirli (consenso), connettersi a livello personale (carisma) e dimostrare credibilità, ossia fare effettivamente ciò che dicono di voler fare (fiducia), persino il pragmatismo dipende dalla comunicazione; quindi l'efficacia della leadership, per i presidenti come per chiunque altro occupi una posizione di responsabilità, dipende in larga misura da buone capacità di comunicazione.
Nella sua analisi, Maxwell considera le differenze nella capacità di connessione che hanno dimostrato Ronald Reagan e Jimmy Carter quando erano in competizione fra di loro. Nel faccia a faccia conclusivo del 28 ottobre 1980, Carter appariva freddo ed impersonale; a tutte le domande che gli ponevano, rispondeva con date e cifre. Walter Cronkite lo definì "privo di senso dell'umorismo". Per Dan Rather era stoico (chi sa affrontare fermamente e accettare con rassegnazione il dolore o le sventure, ndr) e distaccato. E quando chiese agli elettori di riconfermarlo alla presidenza, Carter sembrava oscillare in continuazione tra il desiderio di impressionare i telespettatori con dei dati oggettivi ed il tentativo di conquistarne la simpatia umana; ad un certo punto ha detto: "Solo io dovevo stabilire qual era l'interesse del mio paese ed il suo grado di coinvolgimento", ed ha aggiunto; "E' un lavoro solitario", in pratica, non si è mai focalizzato sugli ascoltatori e le loro preoccupazioni. Reagan, per contro, era connesso con il suo pubblico e persino con il suo avversario, Carter. Prima del faccia a faccia, si è avvicinato al suo avversario e gli ha stretto la mano, un gesto che è sembrato cogliere questo di sorpresa. Durante il dibattito, quando parlava Carter, Reagan ascoltava e sorrideva; quando toccava a lui parlare, i suoi appelli erano indirizzati spesso agli ascoltatori: non cercava di "vendersi" come un esperto, anche se citava delle cifre e contestava alcune affermazioni del suo oppositore, ma stava cercando di connettersi. Molti americani ricordano ancora le sue considerazioni conclusive, quando ha chiesto ai telespettatori: "Oggi state meglio di quattro anni fa?" Reagan ha poi detto agli americani: "Avete reso grande questo paese". Si concentrava sulla gente.
Un contrasto analogo, dice Maxwell, lo si può trovare fra Bill Clinton ed il suo successore, George W. Bush. Quand'era Presidente, Clinton ha portato veramente la comunicazione ad un alto livello. Ha eguagliato la capacità di Reagan di creare una connessione individuale attraverso le telecamere. Quando ha detto: "Percepisco il vostro dolore", quasi tutti gli americani si sono sentiti in sintonia con lui. Oltre a possedere le stesse capacità di connessione di Reagan, Clinton vi aggiungeva anche la padronanza delle interviste televisive e dei Talk Show, che si è rivelata decisiva ai fini della campagna elettorale. Non si lasciava mai sfuggire l'opportunità di creare una connessione. Finora, nessun politico l'ha superato nella capacità di entrare in sintonia con gli altri.
Bush, per contro, sembrava lasciarsi sfuggire quasi tutte le opportunità di connettersi con la gente. L'unico vero momento di connessione si è verificato immediatamente dopo l'11 settembre 2001, quando ha tenuto un discorso a Ground Zero. Dopodichè, ha sempre zoppicato penosamente quando cercava di dialogare con gli altri. L'incapacità di connettersi gli ha alienato le simpatie della gente ed ha condizionato in negativo tutto ciò che ha fatto nel suo ruolo di Presidente.
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