Agli inizi del XX secolo un gran numero di ricercatori iniziarono a studiare le vibrazioni mentali, auspicando una conferma a questo interessantissimo fenomeno. Essi studiarono le onde magnetiche e l’elettricità quali mezzi per confermare il frutto delle loro ricerche. Quello che era il pensiero comune si traduceva in questo concetto di fondo: per trasformare in maniera radicale la nostra mente ed emettere nuove vibrazioni, il cervello avrebbe dovuto dar vita a nuovi neuroni, fenomeno questo ritenuto altamente improbabile, se non impossibile. Infatti fino a qualche decennio fa era pensiero comune credere che i neuroni del cervello di una persona ormai adulta non avessero la possibilità di riprodursi; era come dire che ogni essere umano, alla nascita, riceve una sua personale dotazione di neuroni e questi se li porta fino alla morte. In buona sostanza se alcuni d’essi morivano, non vi era alcun ricambio d’essi. Solo nell’ultimo decennio del secolo scorso le neuroscienze hanno spiegato fenomeni che prima erano ritenuti non solo improbabili ma giudicati frutto di ricerche non scientifiche. Le neuroscienze hanno assodato che nei primati le cellule neuronali sono capaci di dividersi. Chiaramente ciò presuppone la necessità di rivedere molte idee sulle capacità della mente umana, forse alcune d’esse erano citate come atto magico, ma che poi in osservanza a quanto scoperto diventano oggi null’altro che ‘capacità funzionali’ del nostro cervello.
Nel 1998 lo svedese Peter S. Eriksson, dell’Università di Goteborg, ha dimostrato per la prima volta il fenomeno della mitosi delle cellule nervose, utilizzando il marcatore BUdR (bromodeossiuridina); queste sue scoperte sono poi state confermate da altri ricercatori quali Elizabeth Gould e Charles Gross dell’Università di Princeton, José M. Garcìa Verdugo dell’Università di Valencia ed il messicano Arturo Alvarez-Buylla dell’Università della California, i quali hanno pubblicato i loro studi su riviste scientifiche come Science e Nature.
Cosa succede dunque nel nostro cervello? La dimostrazione di questi studi dice che i neuroni dell’encefalo umano si riproducono di continuo, a partire da alcune cellule madre a forma di stella chiamate astrociti. Questi nuovi neuroni sviluppano a loro volta delle diramazioni, o assoni, che consentono loro di effettuare scambi di informazione con i neuroni che si trovano vicini, avendo quindi un ruolo attivo nel circuito funzionale del cervello. Tutto ciò porta a credere che il cervello può modificarsi da sé mediante la formazione di nuovi neuroni. Molti ricercatori sono arrivati alla conclusione che essendo il cervello lo strumento della mente, questa può impiegare i nuovi neuroni per trasformarsi e perfezionarsi.
Nel 1998 lo svedese Peter S. Eriksson, dell’Università di Goteborg, ha dimostrato per la prima volta il fenomeno della mitosi delle cellule nervose, utilizzando il marcatore BUdR (bromodeossiuridina); queste sue scoperte sono poi state confermate da altri ricercatori quali Elizabeth Gould e Charles Gross dell’Università di Princeton, José M. Garcìa Verdugo dell’Università di Valencia ed il messicano Arturo Alvarez-Buylla dell’Università della California, i quali hanno pubblicato i loro studi su riviste scientifiche come Science e Nature.
Cosa succede dunque nel nostro cervello? La dimostrazione di questi studi dice che i neuroni dell’encefalo umano si riproducono di continuo, a partire da alcune cellule madre a forma di stella chiamate astrociti. Questi nuovi neuroni sviluppano a loro volta delle diramazioni, o assoni, che consentono loro di effettuare scambi di informazione con i neuroni che si trovano vicini, avendo quindi un ruolo attivo nel circuito funzionale del cervello. Tutto ciò porta a credere che il cervello può modificarsi da sé mediante la formazione di nuovi neuroni. Molti ricercatori sono arrivati alla conclusione che essendo il cervello lo strumento della mente, questa può impiegare i nuovi neuroni per trasformarsi e perfezionarsi.