Il dr. Roy Martina, nel suo libro Equilibrio Emozionale, spiega in modo estremamente semplice il concetto secondo cui per raggiungere una condizione ottimale di salute psicofisica è necessario essere in equilibrio con le proprie emozioni, possedere un forte senso di amor proprio e rispetto per sè stessi. Naturalmente queste sono solo alcune delle considerazioni espresse nei suoi vari libri e manuali sulla salute; senza ombra di dubbio, comunque, questi concetti sono alla base della salute dell'essere umano. Ma vi è una relazione fra emozioni irrisolte e patologie tumorali?
Rispondere a questa domanda in modo assoluto non possiamo ancora farlo anche se la ricerca porta avanti degli interessanti lavori in cui i risultati che fino a pochi decenni fa non erano assolutamente auspicabili diventano ora la base per credere che vi sia realmente una relazione fra le nostre emozioni più profonde e l'insorgenza di patologie altamente degenerative e gravi quali i tumori.
E' stato ormai dimostrato che la depressione ha una stretta relazione con la riduzione della risposta del sistema immunitario, inoltre soggetti con meno paure e meno ansietà rispondono in modo più deciso ad attacchi patogeni e quindi con una risposta immunitaria decisamente più forte. Il dr. Richard B. Schekelle, PhD, professore di epidemiologia presso la Scuola per la Salute Pubblica dell'Università del Texas, a Huston, ha scoperto che in un gruppo di soggetti maschi, coloro che manifestavano un elevato livello di depressione sviluppavano due volte di più alcune forme di candro, rispetto ai membri di un gruppo che manifestavano un maggiore controllo.
Nel suo libro sopra citato, il dr. Martina evidenzia un fatto non trascurabile ed estremamente importante: Alcuni studi hanno dimostrato che buona parte delle vittime del cancro sono persone che hanno perso ogni opportunità di esprimersi in modo creativo. Fra le situazioni più comuni che possono portare a questa condizione possiamo citare il pensionamento, specialmente nell'uomo, fenomeno questo che interpreta il soggetto come ormai membro inutile per la società; un'altra condizione la morte del coniuge dopo decenni di convivenza, l'abbandono della casa da parte dei figli, fino ad arrivare a situazioni apparentemente non così significative o importanti come, per alcuni soggetti, l'interruzione improvvisa di un'attività sportiva o di un hobby.
Vi sono altri studi che hanno evidenziato come il fatto di reprimere la rabbia costituisce un fattore a rischio significativo, infatti molte persone non sono capaci di esprimere la propria rabbia od ostilità per difendersi nonostante siano invece pronte a farlo per difendere gli altri o una giusta causa. Se consideriamo il cancro al seno, è stato riscontrato che la percentuale di donne più inclini alla rabbia era maggiore tra quelle affette da tumore maligno che non tra quelle che presentavano forme tumorali benigne. Sempre in relazione ai soggetti femminili si è riscontrato che le donne affette da tumori maligni erano molto dispiaciute per la loro rabbia, anche quando ritenevano di essere nel giusto, mentre donne che avevano forme tumorali benigne tendevano ad arrabiarsi ed a rimanere arrabiate; le donne invece che non avevano alcuna forma tumorale, nè benigno nè maligno, di solito riuscivano ad esternare i loro sentimenti anche con forme di rabbia per poi rilassarsi, loro erano in effetti capaci di riportare la loro attenzione e le loro energie su questioni più piacevoli.
La salute emotiva e psicologica è un efficace strumento di previsione per la mortalità (Health Psycology, 1995, 14:381-7). Uno studio ha evidenziato i seguenti temi comuni: il rapporto con gli altri, un senso di produttività e di valore, la fede in Dio.