La medicina americana ha provato l’uso terapeutico della musica per la prima volta nell’800 e nei primi anni del 900. Fin dal lontano 1804 Edwin Atlee, seguace del filosofo Jean-Jacques Rousseau, il medico Benjamin Rush, firmatario della Dichiarazione di Indipendenza, ed altri illustri inglesi, scrissero An Inaugural Essay on the Influence of Music in the Cure of Diseases, in cui si cercava di dimostrare che la musica “ha una potente influenza sulla mente, e di conseguenza sul corpo”. Fra il 1870 ed il 1880, un’insolita serie di concerti terapeutici fece il suo debutto a Blackwell’s Island, il manicomio di New York. Le sedute, in cui figurano la banda del Nono Regimento, alcuni vocalisti della New York Musicians Guild ed il famoso pianista John Nelson Pattison, furono patrocinate con molta ostentazione dal responsabile delle iniziative di carità di New York e furono seguite da medici ed ufficiali civili. Negli anni 90, George Alder Blumer, il riformatore della medicina mentale, assunse degli immigrati perché suonassero musica dal vivo ai pazienti dell’ospedale di Utica, dando così vita al primo programma musicale stabile in una struttura medica americana. Nel 1899, il neurologo James L. Corning condusse su alcuni pazienti la prima ricerca controllata sull’uso terapeutico della musica. In un articolo intitolato The Use of Musical Vibrations Before and During Sleep, riferì che la musica di Wagner e di altri compositori romantici poteva ridurre i pensieri ossessivi ed accentuare le fantasticherie ad occhi aperti e le emozioni.
Il primo accenno alla musicoterapia compare in una lettera pubblicata sul bollettino della Associazione Medici Americani nel 1914 dal dottor Evan O’Neill Kane. Questi dichiarava di usare un fonografo per “calmare e distrarre i pazienti” durante gli interventi chirurgici. Qualche anno dopo, Eva Vescelius, fondatrice della Società Terapeutica Nazionale di New York predisse: “Quando il valore terapeutico della musica sarà compreso ed apprezzato, essa sarà ritenuta necessaria per il trattamento della malattia, come l’aria, l’acqua ed il cibo”. Previde un’epoca in cui ogni ospedale, carcere o manicomio avrebbero ospitato un reparto di musica grazie ad appositi finanziamenti. Nel 1918 la Columbia University organizzò un primo corso di musicoterapia, tenuta da Margaret Anderton, una musicista inglese che aveva lavorato con i soldati feriti nella prima guerra mondiale; nel 1929 il Duke University Hospital fu la prima struttura di questo tipo ad offrire musica registrata ai pazienti via radio o per mezzo di altoparlanti collocati sulle pareti dei reparti riservati a bambini e neonati. Negli anni 30 e 40 dilagò dilagò l’utilizzo della musica e del suono per rendere sopportabile o diminuire il dolore nei trattamenti dentistici e chirurgici. L’Università di Chicago finanziò molte ricerche su larga scala, che comprendevano l’uso della musica come anestetico prima dell’operazione di ulcera peptica, una patologia che non reagiva perfettamente ai farmaci tradizionali.
La moderna musicoterapia si sviluppò nella seconda metà degli anni 40 come estensione dell’uso della musica per curare l’esaurimento da combattimento dei soldati che avevano partecipato alla seconda guerra mondiale. Anche se il responsabile sanitario dell’esercito, il comandante del reparto medico e chirurgico della Marina ed il comandante dei servizi medici dell’Associazione dei Veterani decretarono che la musica non poteva essere considerata una terapia al pari della penicillina, del chinino o delle radiazioni, essa comunque doveva figurare nella riserva di medicinali dell’esercito. E. Thayer Gaston, che insegnava nel dipartimento di Educazione Musicale dell’Università del Kansas, fondò i primi centri per l’insegnamento di musicoterapia negli Stati Uniti all’Università del Kansas ed alla Menninger Clinic di Topeka. Nel periodo postbellico, gli ospedali, le cliniche e le case di cura invitavano i musicisti locali a suonare. I pazienti della Memphis Home for Incurables sono stati sicuramente sfortunati, quanto alla salute, ma sono stati i primi nel paese a sentire il giovane Elvis Presley esibirsi con la sua chitarra.
Il primo accenno alla musicoterapia compare in una lettera pubblicata sul bollettino della Associazione Medici Americani nel 1914 dal dottor Evan O’Neill Kane. Questi dichiarava di usare un fonografo per “calmare e distrarre i pazienti” durante gli interventi chirurgici. Qualche anno dopo, Eva Vescelius, fondatrice della Società Terapeutica Nazionale di New York predisse: “Quando il valore terapeutico della musica sarà compreso ed apprezzato, essa sarà ritenuta necessaria per il trattamento della malattia, come l’aria, l’acqua ed il cibo”. Previde un’epoca in cui ogni ospedale, carcere o manicomio avrebbero ospitato un reparto di musica grazie ad appositi finanziamenti. Nel 1918 la Columbia University organizzò un primo corso di musicoterapia, tenuta da Margaret Anderton, una musicista inglese che aveva lavorato con i soldati feriti nella prima guerra mondiale; nel 1929 il Duke University Hospital fu la prima struttura di questo tipo ad offrire musica registrata ai pazienti via radio o per mezzo di altoparlanti collocati sulle pareti dei reparti riservati a bambini e neonati. Negli anni 30 e 40 dilagò dilagò l’utilizzo della musica e del suono per rendere sopportabile o diminuire il dolore nei trattamenti dentistici e chirurgici. L’Università di Chicago finanziò molte ricerche su larga scala, che comprendevano l’uso della musica come anestetico prima dell’operazione di ulcera peptica, una patologia che non reagiva perfettamente ai farmaci tradizionali.
La moderna musicoterapia si sviluppò nella seconda metà degli anni 40 come estensione dell’uso della musica per curare l’esaurimento da combattimento dei soldati che avevano partecipato alla seconda guerra mondiale. Anche se il responsabile sanitario dell’esercito, il comandante del reparto medico e chirurgico della Marina ed il comandante dei servizi medici dell’Associazione dei Veterani decretarono che la musica non poteva essere considerata una terapia al pari della penicillina, del chinino o delle radiazioni, essa comunque doveva figurare nella riserva di medicinali dell’esercito. E. Thayer Gaston, che insegnava nel dipartimento di Educazione Musicale dell’Università del Kansas, fondò i primi centri per l’insegnamento di musicoterapia negli Stati Uniti all’Università del Kansas ed alla Menninger Clinic di Topeka. Nel periodo postbellico, gli ospedali, le cliniche e le case di cura invitavano i musicisti locali a suonare. I pazienti della Memphis Home for Incurables sono stati sicuramente sfortunati, quanto alla salute, ma sono stati i primi nel paese a sentire il giovane Elvis Presley esibirsi con la sua chitarra.
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Tratto da: L’Effetto Mozart, curarsi con la musica – Don Campbell
Tratto da: L’Effetto Mozart, curarsi con la musica – Don Campbell