mercoledì 20 ottobre 2010

L’Intestino: il nostro secondo cervello

Si emoziona, gioisce, soffre, in buona sostanza il nostro intestino è ‘intelligente’. Sono questi primariamente i concetti esposti dal dr. Michael D. Gershon della Colunbia University Medical Center, biologo cellulare il quale ha condotto studi evidenziando la presenza nel nostro corpo di un secondo cervello, o meglio dire, la presenza dell’esistenza di due cervelli: quello da tutti conosciuto, presente nella nostra scatola cranica, e quello invece posizionato nel nostro ventre, ben più grande e ancora poco conosciuto. Questo ricercatore ha condotto studi per più di trent’anni, ha scritto un libro ‘The Second Brain’, ha in pratica concluso che la nostra pancia ‘sente’, cioè metabolizza sensazioni ed emozioni, può smistare informazioni utili al nostro stato emotivo, reagisce alle sollecitazioni dell’ambiente in cui viviamo. Secondo questo ricercatore l’intestino è definibile lo strumento che va a regolare le nostre condizioni di stress, di tensione nervosa, di ansia. Le basi scientifiche di quanto detto si basano sul fatto che l’intestino accoglie circa 1/10 di quelle cellule nervose che sono anche presenti nello stesso cervello, le quali lavorano in modo autonomo. Queste permettono di fissare i ricordi collegati alle nostre emozioni, inoltre possono indicare la gioia ed il dolore. Un altro fattore non trascurabile indica che ben il 95% della serotonina viene prodotto dalle cellule presenti nell’intestino. Tutto ciò comporta l’intervento di questo organo sulla vita emozionale dell’essere umano, per non dimenticare le grandi funzioni immunitarie.
Ulteriori ricerche parlano di correlazione tra l’intestino e l’intuizione, ciò dato dal fatto che le circa 10 milioni di cellule identiche a quelle cerebrali svolgono funzioni che possono influenzare il nostro cervello, infatti si calcola che il 90% dello scambio di informazioni tra intestino e cervello procede partendo dallo stesso intestino per andare al cervello, mentre solo il rimanente 10% nella direzione opposta; questa condizione ci fa pensare ad un fatto: quante informazioni l’intestino comunica al nostro cervello? Molto probabilmente molte più di quante possiamo pensare, ma soprattutto identifica l’intestino come un organo veramente troppo importante per il nostro benessere non solo fisico ma in particolar modo emotivo e comportamentale.
Quanto detto fin ora dovrebbe farci riflettere profondamente: se l’intestino è intossicato da una cattiva alimentazione, allora l’intero organismo non viene nutrito nel modo corretto ma probabilmente viene avvelenato, ne consegue che il sistema immunitario tende ad ammalarsi o comunque perde la sua potenzialità nel difenderci da ogni attacco patogeno, e non per ultimo un intestino intossicato influirà inevitabilmente sui nostri stati d’animo. Abbiamo visto che le nostre emozioni nascono in prevalenza dall’intestino e meno dalla nostra testa, quindi molte forme depressive hanno realmente una base legata ad un cattivo funzionamento dell’intestino, direttamente correlato alla nostra alimentazione. A tal riguardo non è stano osservare come molte cure naturopatiche inizino sempre con una revisione radicale dell’alimentazione, da una pulizia a fondo dell’intestino; questo processo iniziale molte volte porta ad un immediato miglioramento delle condizioni emotive del paziente, ad una maggiore gioia di vivere ed una conseguente assenza di forme depressive. Il dr. Emeran Mayer dell’Università della California ha capito che una parte dei messaggi dell’intestino arriva nel sistema limbico, area deputata all’elaborazione dei segnali negativi. Se il cervello percepisce tensione e paura, allora chiama a raccolta le cellule intestinali che a loro volta producono sostanze irritanti come l’istamina; questa proteina a sua volta attiva cellule nervose del tubo digerente che fanno contrarre le cellule muscolari, da qui nasce la condizione di diarrea e la manifestazione dei crampi. Il segnale d’allarme va poi al cervello che nuovamente lo ritrasmette verso il basso. Questo continuo processo permane all’infinito e così se l’ansia non diminuisce si avrà una netta cronicizzazione dei sintomi. Si calcola che circa il 40% dei pazienti con colon irritabile soffra anche di depressione ed ansia.
Cosa fare dunque? È evidente che la materia è molto vasta e per alcuni versi anche complessa. Sicuramente l’alimentazione è il primo gradino di un processo di trasformazione nella vita degli individui. Sempre più ricerche scientifiche riconoscono nella dieta vegetariana molteplici vantaggi nella vita del’essere umano. La ‘pulizia’ intestinale attraverso idrocolonterapia o semplicemente con lavaggi periodici con enteroclisma di acqua e camomilla o altri prodotti permettono una riattivazione delle potenzialità intestinali. Non per ultimo deve essere considerato l’aspetto emotivo e comportamentale: una giusta e corretta visione della vita, del futuro, di sé stessi aiuteranno non poco il ristabilimento dell’intero essere.
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