giovedì 23 settembre 2010

La coscienza come comportamento sociale

Perchè siamo consapevoli di noi stessi? Quale scopo ha la nostra capacità di conoscere che noi esistiamo, e che dopo tutto, esiste anche il resto del mondo? Se consideriamo la coscienza come un carattere adattativo della specie umana, la spiegazione più probabile resta quella della sua relazione con la comunicazione. In pratica grazie alla nostra capacità di comunicare, riusciamo ad essere consapevoli di noi stessi, quindi la coscienza diventa per l'essere umano un vero e proprio fenomeno sociale.
Una cosa comunque è certa: l'uomo non è l'unico a saper comunicare con altri esseri viventi. Ad esempio i cani sono capaci di ringhiare l'uno nei confronti dell'altro, le scimmie sanno affermare la loro predominanza o la loro sottomissione con espressioni e gestualità specifica, in generale, ogni animale ha la capacità di comunicare con partner sessuali per segnalare la predisposizione o disponiblità all'accoppiamento. Nella stessa misura la maggior parte degli animali è capace di comunicare ad un rivale la non necessità di un combattimento con segnali di sottomissione. Tutto ciò ci dimostra che la capacità di segnalare il proprio comportamento ha un importante valore di sopravvivenza
Anche se tutto ciò è vero, il linguaggio umano è capace di comunicare molto più che le intenzioni. Siamo capaci di comunicare non verbalmente molte delle nostre richieste, proprio come sono capaci di fare alcuni animali, però attraverso il linguaggio possiamo fare richieste molto più complesse: per chiedere ad un'altra persona di eseguire un'azione specifica, dobbiamo essere capaci di esprimere verbalmente i nostri bisogni; dobbiamo in pratica avere l'accesso verbale a questa persona, se non siamo capai di parlare, non possiamo richiedere il suo aiuto. Oltre a ciò, i comportamenti che richiediamo ad altre persone devono essere soggetti al controllo verbale, cioè le parole devono essere capaci di indurre la persona a cui ci siamo rivolti ad eseguire i comportamenti richiesti; se una richiesta verbale non è in grado di evocare i comportamenti, la richiesta è inutile. I concetti di accesso e controllo verbale richiedono una certa elaborazione. Nel nostro corpo si producono eventi a cui volontariamente non abbiamo accesso verbale, ma nella stessa misura abbiamo accesso verbale agli eventi fisiologici che avvengono quando rimaniamo a lungo senza cibo o senza acqua; siamo quindi capaci di dire ad un nostro simile che siamo affamati o assetati. Il vantaggio selettivo dell'avere accesso verbale alle condizioni fisiologiche della fame e della sete è che siamo in grado di chiedere ad altri di aiutarci a procurarci cibo o acqua.
Il controllo verbale, quindi, si riferisce all'effetto delle nostre parole sul comportamento ultimo di altri soggetti che comunicano con noi. Una persona che sia cresciuta in una forma di completo isolamento da altri esseri umani non sarebbe, alla fine, capace di parlare; in effetti quale ragione avrebbe per farlo? Il linguaggio non avrebbe alcun effetto sul suo ambiente. Il linguaggio ci è quindi utile perchè ci permette di evocare comportamenti da altre persone; quando siamo in grado di evocare comportamenti specifici da altre persone mediante suoni che emettiamo o i segni scritti, i comportamenti sono soggetti al controllo verbale.
In conclusione, la coscienza può essere considerata una conseguenza della nostra capacità di comunicare: internamente con noi stessi, esternamente con gli altri.
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