Nel mondo sportivo spesso abbiamo la possibilità di seguire atleti che nella loro carriera raccolgono continui successi. Qualsiasi cosa facciano, questa sembra avere sempre un esito positivo e qualsiasi sfida debbano affrontare, questa sembra non essere una causa di stress distruttivo ma una vera e propria opportunità per dimostrare, soprattutto a loro stessi e poi agli altri, la loro abilità. Di contro constatiamo che vi sono personaggi che vivono la loro carriera come un continuo sacrificio, una continua lotta colma di ostacoli talmente grandi da renderli delle vere e proprie vittime dello sport. Questi sono sportivi fondamentalmente insicuri, molte volte rassegnati a un destino costellato di insuccessi; qualsiasi cosa intraprendano, sanno già in anticipo che falliranno, ancor prima di iniziare una gara o solo un allenamento.
Su questa base potremmo chiederci perchè per alcuni tutto è particolarmente facile, più che una professione è un costante divertimento, mentre per altri una sofferenza? La risposta è da ricercarsi nel sistema delle credenze.
Se analizziamo personaggi di un certo calibro quali Valentino Rossi, Michael Schumacher, Tiger Woods, Michael Jordan, per citarne solo alcuni, constatiamo che questi hanno una costante presente in tutti loro: la fede incrollabile nelle proprie capacità e nelle proprie risorse, in pratica la credenza di potercela sempre fare.
Ricordiamo che in ogni attività umana, non necessariamente nel campo sportivo, quindi anche nella sfera personale come in quella professionale, indipendentemente dall'attività che svolgiamo, la possibilità di ottenere o arrivare al successo è in diretta conseguenza con la convinzione che noi abbiamo di noi stessi. In buona sostanza, se non crediamo di farcela, il nostro impegno sarà notevolmente limitato. Se non ci riteniamo all'altezza o pensiamo che vi siano persone più capaci di noi, molto probabilmente andremo ad inibire le risorse disponibili per portare a termine il nostro impegno o meta. Se quindi le risorse che andiamo ad usare sono ridotte rispetto al loro reale potenziale, i risultati che ne derivano saranno scarsi ed inefficaci. Questi risultati scarsi andranno allora a rafforzare la credenza che realmente siamo dei mediocri, ne consegue un perverso circolo vizioso: la sfiducia porta a credenze negative con un livello di autostima decisamente basso. Se questo stato è temporaneo o occasionale le conseguenze non sono gravi, ma se ciò permane nel tempo allora si crea la sensazione di sentirsi non capaci di raggiungere un obiettivo ancora prima di raggiungerlo; questa condizione viene chiamata incapacità appresa.
Tutto ciò è dimostrato dal fatto che un evento viene percepito, vissuto ed interpretato in maniera completamente personale da ogni essere umano; ciò comporta il fatto che una realtà oggettiva non esista in modo assoluto. Se allora crediamo che un determinato compito sia per noi troppo difficile o che noi non ne siamo all'altezza, in qualunque caso avremo ragione. Ma se ciò avvene in senso negativo, la regola di questo 'circolo vizioso' vale anche in senso positivo. Se crediamo di farcela, se sappiamo di poter attingere alla nostra più profonda energia e capacità, se sappiamo di valere ed avere tante risorse, addirittura nascoste, allora di sicuro riusciremo. Ciò avviene non solo nello sport ma anche e soprattutto nella vita quotidiana, nel lavoro, nello studio e tante altre circostanze.
Non dimentichiamo che più risultati positivi otteniamo, più la nostra autostima viene arricchita. Una interessante tecnica per aumentare la fiducia in noi stessi è quella di scrivere su di un quaderno, dedicato interamente ai nostri successi, tutti gli obiettivi volta per volta raggiunti. Forse dovremo partire da piccoli successi, per alcuni insignificanti, ma per noi i primi gradini verso la creazione di una persona nuova, solida, sicura di sé e capace di poter dare il massimo delle proprie capacità.