venerdì 21 maggio 2010

La PNL in età Geriatrica

La Programmazione Neuro Linguistica (PNL) può essere definita come l’insieme di tecniche e metodi efficaci volti a generare nelle persone dei cambiamenti permanenti e soprattutto a breve termine. In questo contesto non andremo a descrivere le origini della PNL e neppure a spiegare nei minimi particolari come essa funzioni; per questo è doveroso lasciare il compito ad illustri studiosi e professionisti che in questi ultimi anni hanno saputo espandere e fatto conoscere questa metodica (John Grinder, Richard Bandler, Robert Dilts, Jerry Richardson, Anthony Robbins) attraverso i loro libri ed i loro corsi di formazione. Le informazioni che seguiranno vogliono essere uno sprone per i terapeuti che lavorano sugli anziani affinché vadano ad appro-fondire questa disciplina, la quale può dare un grande aiuto sia all’anziano al fine di migliorare il suo modello di vita e sia all’osteopata il quale, con queste tecniche, può capire meglio il mondo della popolazione geriatrica.
Uno dei principali postulati della PNL afferma che l’essere umano, indipendentemente dal suo stato sociale, istruzione, sesso, fede religiosa, età, quindi dal giovane all’anziano, è quello che è, nel momento in cui lo si osserva, a causa di ciò che crede essere vero, non di ciò che conosce; questo ci fa capire che le sue credenze sono registrate a livello inconscio, quindi dire che si vuole cambiare un modo di essere o di agire può concretizzarsi sono quando l’individuo andrà a cambiare i propri convincimenti, in caso contrario rimarrà sempre lo stesso, o per lo meno non avverrà nessun cambiamento. In sintesi tutto orbita intorno a ciò che si crede. A conferma di ciò riportiamo una scoperta avvenuta negli anni sessanta da parte di un gruppo di antropologi. Questi hanno scoperto che in Africa esisteva una tribù la quale raggiungeva i 150-160 anni di età. Ovviamente questi studiosi cercarono di capire quale fosse la condizione di vita che portasse questi uomini a raggiungere questa venerabile età. Oltre ad indagare su alimentazione e condizioni puramente pratiche, scoprirono un fatto interessante: gli appartenenti alla tribù erano convinti che raggiungere quell’età fosse semplicemente normale. Questa rilevazione dovrebbe farci riflettere sulle convinzioni che ci portiamo a livello inconscio. Ultimamente si è capito che l’essere longevi deriva sia da un processo puramente genetico, ma nella stessa misura scaturisce da altri fattori quali alimentazione, stili di vita sani e non per ultimo atteggiamento mentale positivo. Generalmente si pensa che si possa vivere fino a settanta o ottanta anni; ma chiediamoci: cosa pensa al riguardo un centenario? Le indagini svolte su questi soggetti per capire quale fosse il loro ‘segreto’ portano a scoprire un atteggiamento nei confronti della vita sempre molto positivo, con rari momenti di scoraggiamento, nonostante tragedie e situazioni molto difficili vissute con coraggio e forza. Comunque, oltre ad aspetti legati all’alimentazione o qual altro, per questi soggetti non è strano essere arrivati a questa età: è una questione di convinzione, molto probabilmente a livello inconscio vi è una programmazione della vita che porta a raggiungere una determinata fascia di età.
La PNL può allora aiutare un adulto a programmarsi una vecchiaia serena, soddisfacente, longeva? Non possiamo escluderlo. Molto dipende dalle sue credenze in relazione a cosa crede essere vero nella sua esistenza, saranno i processi inconsci a determinare le credenze del suo futuro.
Abbiamo quindi parlato di inconscio, quella parte della mente umana da tempo studiata. Al riguardo esaminiamo alcuni aspetti al fine di capire come azioni, comportamenti e reazioni di soggetti anziani scaturiscano da anni di processo mentale inconscio.
Da un punto di vista puramente anatomico suddividiamo l’encefalo in due emisferi, quello sinistro e quello destro. Fu il dr. Roger Sperry, premio Nobel per la medicina nel 1981, a capire che i due emisferi svolgono funzioni differenti: l’emisfero sinistro si occupa della parte razionale ed analitica, mentre l’emisfero destro è la sede della fantasia, delle emozioni, di quegli impulsi che non riusciamo a controllare volontariamente. La collaborazione ed i rapporti che intercorrono con i due emisferi saranno il risultato globale di come conduciamo la nostra vita, ma soprattutto chi siamo veramente. Dei rispettivi emisferi si è capito allora che l’emisfero sinistro accoglie la parte conscia dei nostri pensieri e dei nostri elaborati mentali, potremmo anche dire che con l’emisfero sinistro noi elaboriamo informazioni vitali a breve termine. Negli anni sessanta il dr. Gorge Miller, dell’Università di Chicago, attraverso uno studio approfondito delle capacità umane dimostrò che l’essere umano, con la propria componente conscia, riesce a svolgere da tre a sette attività contemporaneamente; nel momento in cui supera questo numero di operazioni, alcune d’esse raggiungono una tale padronanza che vengono gestite dalla componente inconscia della mente.
Ne consegue che la nostra capacità di tenere sotto controllo le varie fasi della nostra esistenza è il risultato dell’utilizzo del 5% di tutta la nostra attività cerebrale. Cosa fa il restante 95%? Secondo le ultime indagini sembra che la parte inconscia (emisfero destro) svolga attività di regolazione della fisiologia umana, quindi funzioni vitali quali il battito cardiaco, le funzionalità digestive, ghiandolari, ormonali, immunitarie e via dicendo. Ma oltre a ciò la componente emozionale e comportamentale è appannaggio della mente inconscia. Questa componente ha comunque una particolarità: mette in pratica tutti i nostri pensieri e le nostre affermazioni come se fossero precise istruzioni, senza obiettare minimamente.
Vi sono persone che sono profondamente radicati su idee e concetti sulla propria persona che condizionano le proprie capacità e la propria esistenza. Alcuni affermano: “Non sono portato per la lingua straniera, posso studiare una vita ma tanto so che non ci riuscirò!”. Affermazioni come queste, o altre le abbiamo sentite un po’ da tutti (o forse noi stessi le diciamo). Proviamo ad immaginare un bambino il quale riceva un tale input da un genitore o un insegnante, dal momento che una giovane mente crede veritiera una tale informazione: “non sei portato per le lingue”, continuerà a crederlo per tutta la vita. A livello inconscio ha ricevuto questa convinzione da bambino e nel tempo l’ha ripetuta. Attraverso parole e pensieri ripetuti che cosa hanno prodotto? Una programmazione! L’inconscio ha ricevuto un comando, e questo, diligentemente, lo ha eseguito alla lettera. La chiave di tutto è racchiusa in questo concetto: l’inconscio ha il compito di confermare e di dimostrare che tutto ciò che si pensa e si dice, in modo ripetitivo, diventi verità, anche se questo concetto è falso.
Questi principi vediamoli ora in relazione alla vita ed al comportamento di un soggetto anziano. Se da come abbiamo compreso il nostro cervello viene programmato sulla base del pensiero e del linguaggio, quindi sulla base di ciò che si pensa e ciò che si dice, non c’è un solo pensiero ed una sola affermazione che passi per la mente che non produca una reazione; in sintesi un qualunque pensiero o affermazione genera un processo biochimico e provoca di conseguenza un effetto. Ritroviamo anziani che per una intera vita hanno ripetuto affermazioni di incapacità, trasformandosi in persone incapaci, mediocri, vivendo una vita senza aver realizzato desideri profondi, rimasti a livello puramente conscio; di contro osserviamo persone che definiamo di mente brillante, le quali hanno raggiunto traguardi straordinari, e che hanno per l’intera vita pensato e ripetuto, anche verbalmente, frasi e concetti potenzianti e produttivi tali da renderli persone di successo.
Dallo studio della Programmazione Neuro Linguistica sappiamo che ogni essere umano acquisisce una sua personale visione del mondo e della realtà sulla base di personali mappe interne, le quali sono state modellate sia dai sistemi sensoriali che dal linguaggio. Sono le mappe interne che permettono di dare una interpretazione del mondo circostante, e su questa base si hanno le rispettive reazioni agli avvenimenti, attribuendo loro un significato. Indubbiamente l’anziano è il risultato, il diretto prodotto di una intera vita trascorsa a registrare, attraverso i sui sistemi sensoriali, le esperienze più disparate. Molto probabilmente anziani che hanno la capacità di rispondere in modo creativo ed affrontano efficacemente le situazioni tipiche di quest’età dispongono di rappresentazioni o modelli adeguati della propria situazione, attraverso cui avvertono un’ampia gamma di possibilità nella scelta delle proprie azioni. Vi sono anziani, invece, che sulla base delle esperienze maturate nella vita, credono di avere a loro disposizione poche opzioni. Questa dualità ci dimostra che non è il mondo ad essere limitato o senza possibilità di scelta, ma che questi soggetti impediscono a loro stessi di vedere le opzioni e le opportunità, in quanto non fanno parte dei loro modelli del mondo.
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