venerdì 9 aprile 2010

I Metaprogrammi: uno strumento per comunicare meglio (I° parte)


Nell’ambito della Programmazione Neurolinguistica si dà ampio spazio allo studio della comunicazione. Ciò implica la transizione che avviene innanzi tutto con noi stessi e quella che invece si instaura con gli altri. Quando comunichiamo vengono chiamati in causa i ‘canali sensoriali’ i quali andranno a delineare le rappresentazioni interne della nostra mente, quindi ciò che vediamo, sentiamo, percepiamo a livello cenestesico, gli odori, il gusto, tutti mezzi atti alla percezione del mondo che ci circonda.
Nell’ambito della percezione la nostra mente deve inevitabilmente filtrare le informazioni che raggiungono i canali percettivi. Ciò avviene perché si avrebbe, altrimenti, un vero e proprio sovraccarico di dati. Le attuali ricerche attestano che l’essere umano riesce, con la propria mente conscia, ad analizzare circa 7 informazioni contemporaneamente. Per fare un esempio, di una determinata esperienza si riesce a ricordare solo alcuni aspetti; questo ci spiega perché le persone non reagiscono in maniera uguale ad un determinato stimolo o avvenimento o esperienza. La differenza nella risposta è data dalla cancellazioni, dalle distorsioni e dalle generalizzazioni della mente conscia.
Nella Programmazione Neurolinguistica vengono utilizzati una serie di filtri al fine di effettuare l’operazione di cancellazione, distorsione e generalizzazione. Quello che prederemo in esame, in questa sede, sono i Metaprogrammi.
I Metaprogrammi sono dei programmi interni che stabiliscono il modo in cui una persona, il più delle volte a livello inconscio, prende le proprie decisioni. Oltre a ciò, i Metaprogrammi determinano anche il modo in cui vengono classificate ed organizzate le esperienze che la persona vive. Ai fini pratici diventa utile conoscere i Metaprogrammi del nostro interlocutore, infatti ciò può aiutarci a capire con più chiarezza i suoi stati emotivi e di conseguenza anche prevedere le sue reazioni. Ricordiamo comunque che attraverso questo filtro non possiamo assolutamente giudicare il comportamento di una persona, in pratica non possiamo determinare se il suo comportamento è giusto o sbagliato; quello che constatiamo è semplicemente come una persona analizza le informazioni.
In ultimo potremmo quindi definire i Metaprogrammi come dei ‘moduli di comportamento’ in base ai quali l’essere umano organizza la propria esperienza al fine di manifestare i propri comportamenti. Quando si riesce a capire il modulo di comportamento di una persona abbiamo la possibilità di aumentare le probabilità di far giungere il nostro messaggio, entrando in sintonia con il suo comportamento.
Nei prossimi articoli andremo ad analizzare una serie di Metaprogrammi, attraverso i quali capiremo che in ciascuno di noi esiste una struttura costante, che è poi la modalità di capire le cose e di organizzarle.
Concludiamo con una interessantissima affermazione di George Bernard Shaw che dice: “Con il tono giusto si può dire tutto, con il tono sbagliato nulla; l’unica difficoltà consiste nel trovare il tono giusto”.
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