martedì 16 marzo 2010

Sei Cappelli per Pensare


Il titolo originale è ‘Six thinking hats’, scritto nel 1985. In Italia questo libro è uscito nella sua prima edizione nel 1991 pubblicato dalla casa editrice Rizzoli e con il titolo ‘Sei Cappelli per Pensare’. L’autore è il dr. Edward De Bono, medico psicologo nato a Malta, e ad oggi considerato uno dei massimi esperti nel campo del pensiero creativo e ideatore del ‘pensiero laterale’. Sulla copertina dell’edizione italia è riportata questa frase che riassume nella sua interezza il contenuto del libro: “Un manuale pratico per ragionare con creatività ed efficacia”.
Con quest’opera il dr. De Bono mette in evidenza una verità assoluta, e cioè che in una discussione per decidere strategie o obiettivi si perde moltissimo tempo, oltre a ciò l’argomento di cui si discute non sempre viene analizzato correttamente ed in modo esauriente; ciò avviene perché ognuna delle parti difende la propria posizione, molte volte a discapito della riuscita del confronto. Se non vi è un metodo correttivo, quindi, la dialettica che si presenta rischia di non dare spazio alla creatività ed alle nuove idee innovative. Necessita allora l’impiego di un metodo che divenga costruttivo e produttivo, con la possibilità di analizzare tutti gli aspetti del’argomento trattato.
Sei cappelli per pensare diventa un metodo capace di portare le persone ad essere innanzi tutto creative, inoltre libere di esprimersi ed addirittura ottimiste. Questo metodo infatti riesce ad eliminare uno dei maggiori problemi insiti nel pensiero dell’essere umano: l’incapacità di pensare! La maggior difficoltà che tutti noi incontriamo è la confusione; le troppe informazioni che riceviamo ofuscano la visione delle cose ed indeboliscono i nostri processi decisionali. Inoltre troviamo soggetti tendenzialmente creativi ma forse poco logici o concreti, altri essenzialmente adatti all’analisi fredda e razionale di un problema ma assolutamente incapaci di dare un tocco di estro o allegria. Il metodo dei sei cappelli per pensare si propone di attivare un tipo ben preciso di pensiero ogni volta che un gruppo di lavoro deve analizzare o risolvere una questione, semplicemente indossando (anche metaforicamente) un cappello colorato. Ma vediamo ora l’applicazione pratica.
I sei cappelli sono differenziati in relazione ad un colore ben preciso, quindi ogni cappello avrà un suo colore: bianco, rosso, nero, giallo, verde e blu. Il colore di ciascun cappello è legato ad una funzione ben precisa del pensiero. Per capire la sua applicazione potremmo far finta di indossare un determinato cappello con il suo colore e manifestare a tutti gli effetti le caratteristiche insite in quel colore. Questo lavoro è molto utile ed interessante: innanzi tutto ci permette di far emergere pensieri ed emozioni che altrimenti non manifesteremmo a causa ovviamente della nostra personalità, inoltre ci permette di pensare in modo orgazizzato. Questo metodo diventa quindi uno strumento per crescere come individui e forse stupirci di alcune caratteristiche che non sono mai emerse nella nostra personalità e che quindi non pensavamo di avere. Esaminiamo ora il significato di ogni cappello colorato:


Cappello Bianco: essendo il bianco un colore neutro, con questo cappello dovremo essere appunto neutri, oggettivi, ci limiteremo ad analizzare i fatti e i dati in nostro possesso. I sentimenti e le emozioni non saranno ammessi. Cosa farebbe un computer? Analizzerebbe i dati e ce li trasmetterebbe, ma senza lasciarsi coinvolgere dai sentimenti;


Cappello Rosso: questo colore è forse il più vivo ed energico fra tutti. Il rosso fa nascere in noi l’idea delle emozioni forti, dell’amore vivo, ma anche della rabbia, addirittura dell’ira più funesta. Quindi se indosseremo il cappello rosso saremo autorizzati a far emergere la componente più emotiva e passionale del nostro essere;


Cappello Nero: questo colore, per eccellenza, identifica la componente più negativa che si possa manifestare. Ci potrebbe essere qualche possibilità che tutto vada male? Vogliamo essere il più pessimisti possibili? Allora il cappello nero ci autorizzerà a vedere solo ciò che è negativo;


Cappello Giallo: è senz’altro il colore più positivo e solare che vi sia, il colore dell’ottimismo, della gioia, della felicità più totale. Mettere il cappello giallo ci ricorda che dobbiamo obbligatoriamente essere positivi, dobbiamo sforzarci di trovare nell’analisi di un problema o di un obiettivo solo gli aspetti positivi;


Cappello Verde: con questo cappello siamo stimolati ad essere creativi e produrre nuovi concetti; qui si producono nuove idee e nuovi modi di vedere le cose. Significa anche abbandonare idee vecchie per quelle più innovative e all’avanguardia. Non è necessariamente un colore positivo, ma comunque alternativo. È anche il colore della provocazione. Solitamente con il cappello verde siamo stimolati a scoprire qualcosa di nuovo, di mai pensato prima;


Cappello Blu: il blu è il colore del controllo, della supervisione. In un gruppo di lavoro colui che indossa il cappello blu è il coordinatore dei lavori, è colui che soprattutto decide quando si devono cambiare i cappelli e passare ad un’altra forma di pensiero.


Nella pratica, quindi, analizzare una determinata questione con il metodo dei sei cappelli per pensare porterà ogni componente del gruppo di lavoro ad indossare tutti e sei i cappelli colorati e di conseguenza manifestare le caratteristiche del colore.
Sei cappelli per pensare costituisce uno strumento non solo per risolvere problemi o prendere decisioni efficaci; rappresenta un metodo per educare la nostra mente, far emergere caratteristiche nascoste e, non per ultimo, provare il piacere di dare realmente il meglio di noi stessi.
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