domenica 29 dicembre 2013

Come far funzionare il cervello

Proviamo a pensare ad un'esperienza vissuta nel passato la quale sia stata molto piacevole, in particolare un'esperienza alla quale da un po' non si pensa. In assoluta tranquillità, magari chiudendo gli occhi, proviamo a ritornare all'avvenimento facendo in modo di rivedere ciò che si era visto nel momento in cui quell'episodio era avvenuto. Osservando attentamente quell'episodio iniziamo a cambiare la luminosità dell'immagine, prima più luminosa poi sempre più scura, fino a non vederla quasi più. Poniamoci ora una domanda: in che modo la variazione della luminosità cambia il modo in cui ci sentiamo? Di norma, aumentando la luminosità, si intensifica anche l'intensità delle nostre sensazioni, rendendole più piacevoli; con il diminuire della luminosità si avrà 'effetto contrario.
Ora facciamo un altro esperimento. Pensiamo ad un ricordo sgradevole, qualcosa che solo a pensarci ci fa stare male. Riportandola alla mente, usiamo la stessa tecnica precedentemente esposta: prima aumentiamo la luminosità, poi la diminuiamo. In questo caso, molto probabilmente, con l'aumentare della luminosità, il disagio aumenta, con l'abbassare della luminosità il ricordo non ci darà più noia o fastidio.
La 'luminosità' è una submodalità. Le submodalità sono degli elementi universali che possono essere impiegati per cambiare qualunque immagine visiva.
La luminosità è solo uno dei tanti strumenti a nostra disposizione per gestire i ricordi e trasformarli in elementi che giochino a nostro favore. E' comunque necessario valutare le eccezioni d'impatto che normalmente la luminosità ha sui nostri ricordi. Se riportiamo alla mente un avvenimento piacevole avvenuto al tramonto, una eccessiva luminosità non necessariamente potrà aumentare la nostra gioia, potrebbe addirittura ridurre la sensazione piacevole. Pensiamo ora invece ad un avvenimento in cui abbiamo avuto paura al buio; di solito la paura ha una stretta attinenza al fatto che non riusciamo a vedere l'oggetto che ci scatena la paura. Se aumentiamo la luminosità, rievocando l'avvenimento passato, e vediamo che in realtà non c'è proprio nulla, che non esiste una vera e propria causa, allora in questo caso la paura, invece di aumentare, diminuisce.
Faremo ora un altro esperimento, cambiando la submodalità. Visualizziamo un avvenimento piacevole, anche lo stesso di prima. Anziché cambiare la luminosità, giochiamo con le dimensioni. Proviamo ad aumentare la dimensione dell'immagine o dell'oggetto, poi proviamo a diminuirne la dimensione. Di norma l'aumentare un'immagine intensifica la risposta, di contro diminuirne le dimensioni riduce la risposta. Ovviamente anche in questo caso avremo delle eccezioni: se aumentiamo in modo sproporzionato l'immagine, questa anziché intensificare una risposta provocherà una reazione di ridicolo e ci farà ridere. Comprendiamo allora che la qualità sarà molto più importante della quantità. Proviamo ora a ricordare un avvenimento sgradevole, che forse ci ha fatto paura o timore. Se ingrandiamo l'oggetto della paura a dismisura, questo potrebbe essere ridicolo, annullando la causa di sofferenza, oppure rendendolo così piccolo da accorgerci che è veramente insignificante.
Tutto ciò ci fa capire che noi possiamo controllare le nostre esperienze. Tutto ciò che accade nella nostra mente influisce su di noi, e nella stessa misura è potenzialmente controllabile da noi.
Questi piccoli esempi ci fanno riflettere. Proviamo a pensare ad una persona che ingigantisce, rende luminose la maggior parte delle sue esperienze negative e tristi della sua vita, inoltre abbassa di luminosità e di grandezza gli avvenimenti vissuti felicemente. Molto probabilmente questo soggetto è un sicuro candidato alla depressione. Facciamo attenzione quindi. Molte volte siamo noi stessi ad apportare il carburante che alimenta e fa progredire uno stato depressivo.
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