lunedì 30 gennaio 2012

Vere malattie e "disturbi" mentali


Un crescente numero di esperti e ricercatori sostiene che i disturbi psichiatrici non siano vere malattie. Non esistono analisi di laboratorio, metodi radiografici o test dello squilibrio chimico che possano confermare il legame tra un qualsiasi disturbo mentale e una condizione fisica. Con questo non si vuole sostenere che la gente non si deprima o che non possa sperimentare problemi emotivi o mentali, ma la psichiatria ha ri-etichettato queste emozioni e questi comportamenti come “disturbi” in modo da poter prescrivere dei farmaci. Si tratta di un’operazione di marketing estremamente innovativa, ma niente a che fare con la scienza. “La psichiatria non ha ancora fornito prove convincenti a sostegno dell’origine genetica o biologica di un singolo disturbo mentale. Molti pazienti sono stati diagnosticati con ‘squilibri chimici’ nonostante non esista alcun test a supporto di questa ipotesi e non si abbia la più pallida idea di quale dovrebbe essere il corretto equilibrio chimico” Dr David Kaiser, psichiatra.

Tramite il marketing e il martellamento mediatico, questi concetti sono ormai diventati luoghi comuni. “Non esiste alcuno squilibrio biologico. A volte vengono dei pazienti e mi dicono di avere uno squilibrio biologico. Allora dico loro di darmi il referto di analisi. Non c'è nessun test.” Dr. Ron Leifer, psichiatra.

Un’altra voce al di fuori del coro è di Thomas Szasz, professore emerito di psichiatria presso la Facoltà di Medicina a Syracuse - New York: “Non esiste alcun esame del sangue o altro test biologico che possa stabilire l’esistenza di una malattia mentale come si fa invece per le vere malattie. Se un tale test esistesse ... la condizione non sarebbe più classificata come mentale ma verrebbe riclassificata come fisica”.

Eppure gli addetti ai lavori sanno bene che si tratta di una bufala. Dice il neurologo infantile Fred Baughman: “Tutti gli psichiatri che sono stati intervistati con una telecamera o un microfono si fanno piccoli e ammettono che non esiste alcun disturbo dovuto a squilibri biochimici, o esami o test che li rivelino; ma nella pratica quotidiana se ne dimenticano, trascurano il diritto del paziente al consenso informato e non esitano ad avvelenarli in nome del ‘trattamento’ - un comportamento a dir poco criminale”.

Perché la comunità psichiatrica rimane ostinatamente ancorata a una teoria così screditata? Il Dr Elliot Valenstein, autore del libro ‘Blaming the brain’ (Incolpare il cervello) azzarda una spiegazione : “Continuano ad aggrapparsi a queste teorie, non solo perché non hanno niente con cui sostituirle, ma soprattutto perché servono a giustificare il trattamento con pillole”.

La teoria che i ricoverati in manicomio sono difettosi dal punto di visto genetico è parte di una visione più ampia che ritiene biologicamente ben riusciti quelli che hanno potere e successo, biologicamente inferiori tutti gli altri. ... Lo stesso pensiero è applicato anche ai popoli da Alexis Carrel, premio Nobel per la medicina, che ha fondato e diretto un istituto per lo studio dei problemi umani nella Francia occupata dai soldati di Hitler sotto il governo dei collaborazionisti Dr. Giorgio Antonucci, Psicoterapeuta e autore del libro “Diario dal Manicomio”.

Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani raccomanda di informarsi attentamente, di non accettare facili diagnosi psichiatriche sia per se stessi che per i propri figli, ma richiedere accurate analisi mediche.
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