Una ricerca dimostra che esiste una relazione diretta tra informazione sugli
allevamenti e acquisti di carne.
Uno studio del settembre 2010 della Kansas State University (Dipartimento di
Economia Agricola) riporta dei dati molto interessanti sulla correlazione tra
articoli pubblicati sui giornali relativi alla sofferenza degli animali negli
allevamenti e consumo di carne.
Lo studio non è svolto dal punto di vista animalista, ma dal punto di vista
dei produttori di carni, quindi i risultati sono ancora più utili, perché
riportano la reale situazione, non influenzata da speranze e ottimismo
sull'efficacia delle campagne animaliste.
Lo studio, svolto negli Stati Uniti, ha esaminato gli articoli di giornale
relativi alle condizioni degli animali negli allevamenti in un dato periodo e i
consumi di carne nello stesso periodo. Quel che è emerso è che in effetti quanto
più si parla delle sofferenze degli animali negli allevamenti, tanto più
diminuisce il consumo di carne. Non solo, ma diminuiscono i consumi di TUTTI i
tipi di carne, qualsiasi sia la specie animale di cui si parla negli articoli.
Dunque, se in un dato trimestre appare sui giornali una quantità maggiore di
articoli sul tema - per esempio perché si parla delle gabbie di gestazione delle
scrofe che non consentono loro alcun movimento, oppure del confinamento dei
vitelli in box singoli, oppure si parla di una investigazione in un allevamento
di polli "da carne", ecc. - accade che in quello stesso trimestre e nel
trimestre successivo il consumo totale di carne diminuisce, a favore di un
maggior consumo di alimenti non carnei.
I ricercatori sottolineano anche come non vi sia una relazione tra la specie
di cui si parla nella notizia e la diminuzione degli acquisti di un dato "tipo"
di carne: vale a dire, se si parla molto del problema delle gabbie di gestazione
delle scrofe, non diminuisce solo il consumo di carne di maiale, ma anche di
carne di pollo, e in generale i consumi NON si spostano da un tipo di carne a un
altro, ma si spostano verso cibi vegetali e diminuisce il consumo totale di
carne.
E' emerso anche che il tipo di carne il cui acquisto è meno influenzato dalla
diffusione di informazioni sugli allevamenti è quella di manzo, mentre i consumi
di carne di maiale e di pollo subiscono le maggiori variazioni in negativo
quando le persone vengono informate sulle condizioni degli animali negli
allevamenti, qualsiasi sia la specie animale di cui si parla.
Queste conclusioni confermano tre fatti essenziali, che erano già noti "a
buonsenso", ma che fa piacere trovare confermati da una ricerca scientifica (il
cui scopo è tuttavia dare strumenti agli allevatori per difendere il loro
business):
- informare le persone è molto importante, perché questo influenza il loro
comportamento;
- è necessario continuare a mantenere alta l'attenzione, con continue
notizie, diffusione di video, di comunicati stampa, di manifesti, volantini,
occorre usare tutti i mezzi di comunicazione che abbiamo a disposizione;
- è irrilevante di quale specie si parla in una data notizia, perché la
notizia serve a informare sulle pratiche che avvengono negli allevamenti, e sul
fatto che gli animali sono esseri senzienti in grado di soffrire: nel momento in
cui una persona capisce che è così per un dato animale d'allevamento, si
sensibilizza anche sugli altri, quindi il messaggio che alla fine passa è "non
mangiare animali, perché sono esseri sensibili che soffrono come noi" e perciò
le persone lo applicano a tutti gli animali.
Farlo capire così profondamente da far diventare vegan le persone non è così
immediato, perché esiste lo scoglio del "cambio d'abitudine" che, pur essendo
una questione banale, è quello che frena molti. Ma farlo capire "quanto basta"
per iniziare almeno a vedere una diminuzione dei consumi - che significa vite
animali salvate - a quanto sembra è invece molto più realizzabile.
Quindi, continuiamo a informare, in modo sempre più pervasivo e continuo.
Fonte:
Kansas State University, U.S. Meat Demand: The Influence of Animal Welfare Media Coverage, settembre 2010