sabato 7 maggio 2011

Breve analisi degli Oppiacei

Papaver Somniferum - papavero da oppio
L'oppio, derivato da una resina appiccicosa prodotta dal papavero da oppio (Papaver Somniferum), viene mangiato e fumato da secoli. Uno dei componenti naturali dell'oppio, la morfina, viene ripetutamente utilizzato a livello farmacologico come antidolorifico, anche se negli ultimi anni è stata sostituita da oppiacei di sintesi. L'eroina, un composto estratto dalla morfina, è l'oppiaceo di cui si è fatto più abuso.
I recettori degli oppiacei, simili ai siti recettori postsinaptici che rispondono alle sostanze trasmettitrici sono stati trovati su neuroni dell'encefalo. Questi recettori esistono perchè l'encefalo produce i propri oppiacei, detti endorfine, o morfine interne, scoperte solo nel 1975. Durante i periodi di stress o durante l'attività sessuale, durante l'attività sportiva, l'assunzione di particolari alimenti come il cioccolato, la lotta o altri comportamenti importanti per la sopravvivenza, neuroni specializzati liberano delle endorfine nel liquido che bagna le cellule encefaliche. Le endorfine stimolano i recettori degli oppiacei e producono analgesia, cioè diminuzione del dolore. Questo effetto primario degli oppiacei spiega perchè molti eroinomani non si svegliano anche quando si bruciano le dita o altre parti del corpo con una sigaretta accesa. L'effetto analgesico sembra essere mediato principalmente dai neuroni della sostanza grigia periacqueduttale i quali contengono molti recettori degli oppiacei. La sostanza grigia periacqueduttale è la regione del mesencefalo che circonda l'acquedotto cerebrale; contiene i circuiti neurali coinvolti nei comportamenti specie-specifici ed in fenomeni di anestesia endogena.
Quando vengono inettati in vena, l'eroina e gli altri oppiacei producano un'ondata (rush) che il consumatore del farmaco trova intensamente piacevole. Lo stesso fanno anche le endorfine, un fatto che ha indotto i neuroscienziati a capire che questi composti chimici naturali siano importanti nella regolazione dell'umore.
L'uso cronico di oppiacei produce tolleranza fisiologica e dipendenza; cioè, devono essere iniettate quantità progressivamente maggiori del farmaco per produrre la tipica ondata ed insorgono sintomi di astinenza quando un consumatore cronico cessa di assumere il farmaco.
Lo studio della liberazione delle endorfine ha attinenza con il fenomeno dell'impotenza appresa in quanto uno degli effetti di queste sostanze è l'analgesia. L'altro effetto degli oppiacei è il rinforzo. Quando un organismo è attivato (come durante la lotta o il comportamento sessuale), alcune cellule del suo encefalo secernono endorfine. Come abbiamo già visto, queste sostanze  chimiche circolano attraverso l'encefalo e stimolano i recettori appropriati, attivando i sistemi neurali che diminuiscono il dolore. La stimolazione aumenta anche l'attenzione dell'organismo per ciò che sta succedendo e lo induce a continuare a fare qualsiasi cosa stia facendo, cioè rinforza il suo comportamento. Il valore di sopravvivenza di questo sistema è quindi evidente: è importante che un organismo impegnato nella lotta e nell'accoppiamento continui a fare ciò che sta facendo e non venga inibito facilmente dal dolore. Un organismo che, impegnato nella lotta, si fermi all'improvviso a causa del dolore può venir ucciso, uno impegnato nell'accoppiamento non si riprodurrà. Oltre a ciò, quando sono sessualmente eccitati, i soggetti diventano meno sensibili a molte forme di dolore e spesso trovano persino piacevole tale stimolazione intensa, talvolta i soldati feriti che sono sopravvissuti  ad una cruenta battaglia rifiutano i farmaci antidolorifici: si presume che la sensazione causata dalla ferita, che dice loro che sono ancora vivi, compensa gli effetti negativi del dolore.
Esistono validi dati fisiologici a sostegno di una distinzione tra la sensazione dolorifica e la sua componente emotiva. Gli oppiacei come la morfina diminuiscono la sensazione dolorifica stimolando i recettori degli oppiacei situati su neuroni dell'encefalo; questi neuroni partecipano ai meccanismi che bloccano la trasmissione delle informazioni dolorifiche dell'encefalo. Di contro alcuni tranquillanti come il valium deprimono i sistemi neurali a cui è dovuta la componente emotiva del dolore, ma non diminuiscono l'intensità della sensazione. Quindi soggetti che hanno ricevuto un farmaco come il valium riferiscono di percepire il dolore tanto intensamente quanto prima, ma che esso non li preoccupa molto.
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