domenica 10 aprile 2011

Sistema Nervoso Ortosimpatico e Parasimpatico: la condizione di stress

Vogliamo ora considerare alcuni fattori legati alla regolazione centrale delle funzioni viscerali. Questi livelli di integrazione sono suddivisi secondo una scala di influenza qui sotto sintetizzata.
  • Midollo spinale: integra i riflessi semplici come la contrazione della vescica piena;
  • Midollo allungato: integra riflessi più complessi quali la regola-zione del respiro e della pressione sanguigna;
  • Mesencefalo: controllo e regolazione delle risposte pupillari alla luce;
  • Ipotalamo: regolazione chimica e termica dell’intero organi-smo;
  • Ipotalamo e sistema limbico: regolazione del comportamento emozionale ed istintivo.
Riepilogando l’elenco sopra presentato possiamo dire che i centri bulbari per il controllo riflesso autonomico dei polmoni, del cuore e della circolazione sono definiti ‘centri vitali’ in quanto una eventuale lesione in queste zone può portare alla morte. La deglutizione, come anche la tosse, e lo starnuto sono risposte riflesse integrate nel bulbo. Anche il vomito è un altro esempio di riflessi viscerali integrati nel bulbo.
L’ipotalamo è parte dell’area anteriore del diencefalo situata sotto il solco ipotalamico e davanti ai nuclei interpeduncolari. Troviamo delle connessioni nervose e vascolari fra l’ipotalamo ed il lobo posteriore ed anteriore ipofisario, tali da determinare uno stretto rapporto ipotalamo-ipofisario. Esistono inoltre molte connessioni tra l’ipotalamo ed il sistema libico, come anche connessioni tra ipotalamo e i nuclei del tegmento mesencefalico, ponte e rombencefalo.
La stimolazione dell’ipotalamo anteriore determina talora la con-trazione della vescica urinaria, risposta quindi di tipo parasimpatico, anche se comunque non abbiamo molti dati per credere che esista un centro parasimpatico ben localizzato. La stimolazione, invece, delle regioni laterali dell’ipotalamo provoca un aumento della pressione sanguigna, midriasi, piloerezione ed altre manifestazioni tipicamente date da una scarica simpatica. La stimolazione della porzione dorsale ipotalamica provoca vasodilatazione nei muscoli con associata vasocostrizione nella cute ed in altre parti del corpo, ciò al fine di mantenere costante la pressione sanguigna. La stimolazione della zona dorsomediale della regione ipotalamina posteriore fa aumentare la secrezione di adrenalina e noradrenalina da parte delle surreni; si ricordi che un aumento della secrezione da parte della midollare surrenale è un fenomeno tipico in casi di rabbia e paura, e ciò avviene quando viene attivato il sistema vasodilatatore simpatico colinergico.
Quanto detto fin ora ci porta ad esaminare più da vicino la condizione chiamata stress. Lo stress è definito come fattore o condizione di fattori fisici, chimici e psicologici che alterano l’omeostasi o il benessere di un organismo e che producono, come conseguenza, una risposta di difesa. Nel momento in cui il corpo umano incontra delle difficoltà si instaura una condizione in cui l’intero essere entra in crisi. Questo ci porta a comprendere che ogni organo o sistema ha un suo grado ideale di funzionamento; il buon funzionamento del sistema ortosimpatico e parasimpatico faranno sì che si abbiano scambi metabolici a livelli ottimali, come anche mantenimento della temperatura corporea al fine di conservare il ciclo biologico in equilibrio. Se uno stimolo interviene a modificare questo equilibrio ottimale, si avrà una perturbazione la quale andrà a creare uno stress, a sua volta i dispositivi adattativi dell’organismo cercheranno di riportare equilibrio in tutte le funzionalità organiche e sistemiche. I passaggi che l’organismo umano attua in relazione agli avvenimenti sono così suddivisi: avremo una prima fase in cui si percepisce il segnale, alla quale segue la funzione di allarme o percezione di una minaccia; qui vengono raccolte tutte le energie a disposizione per far fronte al pericolo. Ne segue la fase di resistenza in cui si va a conservare l’omeostasi perturbata, in buona sostanza, a livello biologico e comportamentale, si attivano i meccanismi capaci di garantire la conservazione; infine, se vi è una prolungata sollecitazione psicofisica, si manifesta una fase di esaurimento, questo fenomeno si esplicita quando l’evento stressante è stato troppo intenso o quando l’individuo è sottoposto a prolungate situazioni di rischio.
Quanto detto ci ricorda che lo stress può assumere due differenti condizioni: il primo è definibile stress positivo (eustress), condizione in cui l’organismo addirittura migliora le proprie funzionalità, portandolo ad essere più attivo ed attento, aumentando così la capacità di concentrazione e di percezione, in sintesi si ha un miglioramento psico-fisico, l’individuo dà il meglio di sé stesso con un rapido recupero delle forze dopo aver affrontato la situazione con successo. Quando invece la risposta è inadeguata, si ha un disadattamento (distress), che è lo stress negativo, quello che porta l’individuo alla malattia e diventa causa di disfunzione. In relazione a questa seconda condizione si deve ricordare che esiste una grande variabilità individuale, tale da provocare una vera condizione di stress negativo; non si parlerà allora di situazioni estreme uguali per tutti come una grande tragedia, una catastrofe esistenziale che coinvolge interamente la vita di un individuo o una situazione di natura sociale come può essere l’isolamento dai propri simili. Parliamo invece dell’atteggiamento nei confronti della vita, del modo di pensare, dell’autostima, dell’importanza che viene data agli avvenimenti e da altre variabili che possono condizionare l’esistenza. Gli studi compiuti nel campo delle neuroscienze dimostrano che il pensiero ha la capacità di influenzare la vita biologica dell’essere umano; se un tempo il concetto psicosomatico non risultava appoggiare su basi concrete, oggi sempre più dimostrazioni confermano questo fatto: la mente umana può realmente o aiutare la componente fisica arrivando a guarirla, come danneggiarla scatenando malessere e malattie.
In sintesi possiamo quindi affermare che di fronte ad un avveni-mento, questo può risultare insignificante, non causando alcuna reazione da parte dell’organismo, oppure tale da scatenare delle reazioni di stimolo positive o reazioni di difesa talmente forti da coinvolgere il sistema endocrino, il sistema nervoso vegetativo ed il sistema immunitario, i quali rappresentano i tre principali sistemi di risposta allo stress.

(Tratto dal libro Il Trattamento Osteopatico in Geriatria, Ed. Lampi di Stampa)
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