venerdì 28 gennaio 2011

Il metodo Coué

"Emile Coué nasce a Troyes (in Bretagna in Francia) nel 1857. In qualità di farmacista, si accorge del potere benefico della suggestione accompagnando la vendita dei suoi farmaci con le parole-formula in grado di moltiplicare l'effetto dei suoi preparati: "Vedrà, le farà molto bene", e "Andrà sempre meglio". Il suo metodo è oggi noto in tutto il mondo ed il suo libro ha superato le 60 edizioni".
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Sono queste le parole di quarta di copertina che brevemente illustrano il libro Il Metodo Coué scritto dallo stesso Emile Coué, farmacista francese che diede vita a questa forma di autosuggestione cosciente estremamente semplice e facile da applicare. Figlio di un ferroviere, studiò inizialmente chimica ma poi per praticità divenne un farmacista. La sua esperienza nel comunicare con il pubblico lo portò a capire che non era sempre la medicina a curare, quanto la fede nell'efficacia della medicina stessa. Nel 1925 si recò negli Stati Uniti e dopo aver presentato il risultato dei suoi studi e ricerche divenne famosissimo vendendo moltissime copie del suo libro (Self-Mastery Through Conscious Autosuggestion). Dopo la sua visita in America, ritornò in Francia per continuare le sue ricerche.
Attraverso le parole del dr. Jean Thuillier, scrittore e psichiatra francese, che introducono il metodo Coué nel libro sopra citato, possiamo capire la grande semplicità del metodo. Infatti sono significative le parole qui sotto citate in cui si riassume la totalità del metodo.
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"Tutte le mattine, al risveglio, prima di alzarvi e tutte le sere, appena vi siete messi a letto, chiudete gli occhi e, senza sforzarvi di concentrare la vostra attenzione su ciò che state per dire, pronunciate per venti volte la seguente frase, muovendo appena le labbra, ma in tono abbastanza alto da poter sentire la vostra voce, contando meccanicamente i venti nodi di una cordicella: Ogni giorno, da ogni punto di vista, miglioro"
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Una tecnica quindi molto semplice e facile da applicare, definita da Thuillier una "psicoterapia da poveri", comunque accessibile a tutti.
Emile Coué era un uomo di media statura, piuttosto robusto, che diffondeva attorno a sé un'energia intrisa di tranquillità. Le sue parole erano convinte e convincenti, era persuasivo ed autoritario.
"Non sono un guaritore, diceva. E' in voi stessi che trovate la chiave per la vostra guarigione". Scoprì anche quello che oggi chiamiamo abitualmente effetto placebo, cioè l'azione di un farmaco privo di principi attivi. "Vedrà, le farà certamente bene" era la frase che ripeteva regolarmente e con tono sicuro ai suoi clienti, nella farmacia Couè di Troyes e, quando questi ritornavano pronti a giurare sull'effettivo miglioramento della loro salute, si affrettava a dire: "Vedrà, non è che l'inizio, migliorerà di giorno in giorno".
Dotato di uno spiccato spirito di osservazione, Coué constatò che molti pazienti, se condizionati dai suoi discorsi, guarivano assumendo soltanto dei prodotti farmacologici privi di efficacia. "Sono le mie parole che fanno pendere l'ago della bilancia verso la guarigione. Suggestiono i miei clienti" confidò ad un neurologo, il dr. Coquelet, che, come risposta, gli fece leggere un libro all'epoca molto discusso: De la Suggestion et de ses applications en thérapeutique pubblicato da Doin. L'autore, Hippolyte Bernheim, ex-docente associato a Strasburgo, esercitava la professione di medico a Nancy fin dalla guerra del 1870. Il dottore descriveva, nella sua opera, l'incontro con un certo Liebault, un modesto medico che si dichiarava anche guaritore e che esercitava alla periferia di Nancy. Bernheim era incuriosito dalla grande popolarità di quest'uomo.
Liebault praticava l'ipnosi e la suggestione ed il professor Bernheim, per rendere omaggio al suo collega, aveva voluto dare una base teorica alla suggestione, prendendo spunto dalle sue esperienze personali.
Emile Coué lesse tutto d'un fiato il libro di Bernhein e, dato che alcuni concetti gli sembravano degni di essere approfonditi, decise di recarsi a Nancy, non lo trovò ma incontrò invece Liebault, il quale era molto felice di raccontare le proprie esperienze. Coué fu colpito da Liebault anche se il suo metodo non lo convinceva del tutto, in quanto privava l'individuo del libero arbitrio e lo trasformava in un automa.
Inizialmente Emile Coué seguì l'esempio di Liebault nell'attività pratica, ma si servì delle idee sulla suggestione di Bernheim per costruire la sua teoria. Egli sarebbe stato per tutta la vita un osservatore di grandissima capacità, un ricercatore più "empirico" che teorico.
Coué aveva notato che i farmaci, che distribuiva ai suoi clienti, provocavano effetti diversi in accordo all'immaginazione dei malati e che tale facoltà poteva essere la causa stessa della malattia.
Coué aveva osservato i risultati ottenuti sotto ipnosi e si era reso conto che la suggestione, anche da sola, senza il sostegno dell'ipnosi, portava agli stessi esiti. Tutto era possibile alla suggestione, se questa era ben diretta. Inoltre, il farmacista aveva notato che alcuni soggetti resistevano sia all'ipnosi che alla suggestione, mentre obbedivano all'ipnotizzatore solo coloro che "guidavano" la suggestione stessa. L'atteggiamento di accettazione da parte di questi ultimi era determinato dall'autosuggestione, che Couè definiva come: "L'insediamento di un'idea in sé stessa attraverso sé stessa". Comprese quindi che per essere efficace, la suggestione doveva trasformarsi in autosuggestione. La seconda scoperta di Couè fu di dimostrare che, senza bisogno di alcun sforzo, era possibile educare e disciplinare l'autosuggestione attraverso la ripetizione meccanica di formule ben studiate, tra cui la più famosa: Ogni giorno, da ogni punto di vista, miglioro! Attraverso la rupetizione automatica, mattina e sera, di tali frasi, si sarebbe sviluppato un lento lavoro inconscio e la proposizione ripetuta sarebbe diventata realtà.

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