sabato 22 gennaio 2011

Essere sotto pressione ritarda la capacità di apprendere

Riprendiamo la considerazione su come convertire una crisi in una opportunità per crescere esaminando, sempre con l'aiuto del dr. Maltz, il concetto di apprendimento quando si è sotto pressione. Egli ci ricorda una verità assoluta: per quanto possiamo imparare velocemente, non possiamo mai imparare bene in condizioni di 'crisi'. Al riguardo nel suo libro Psicocibernetica, egli fa un esempio molto interessante e illuminante. Gettate in alto mare un uomo che non sa nuotare, e la crisi stessa in cui viene a trovarsi potrà dargli la capacità di nuotare (a modo suo e ben inteso, se riuscirà!) fino a portarsi in salvo. Infatti egli cercherà di imparare a nuotare molto velocemente e come potrà, ma non imparerà mai così bene al punto di sviluppare una tecnica del nuoto tale da poter diventare un campione. L'improvviso sforzo sovrumano che egli farà per portarsi in salvo si fisserà in modo così indelebile che gli renderà difficile apprendere un vero stile del nuoto; forse in futuro ce la farà, ma con grosse difficoltà in quanto dovrà resettare ciò che ha imparato in un momento di crisi e trasformarlo in una vera e propria tecnica.
Per comprendere ciò possiamo analizzare il lavoro del dr. Edward C.Tolman, psicologo ed esperto presso l'Università della California. Egli ha studiato il comportamento degli animali, comprendendo che tanto negli animali quanto negli uomini si formano delle 'mappe intuitive' dell'ambiente nella fase di apprendimento; questo concetto oggi è ulteriormente confermato dalle neuroscienze sul concetto della neuroplasticità attraverso la creazione di veri e propri 'cablaggi neuronali', in più occasioni citati dal dr. Joe Dispenza nel suo libro Evolvi il tuo Cervello. Continuando il lavoro di Tolman, se il motivo che produce queste mappe non è molto grave, se la situazione non è troppo critica, queste saranno vaste e generali. Se invece l'animale è troppo sotto pressione, la mappa intuitiva è stretta e particolareggiata; egli impara a risolvere il problema solo in un modo, e se in futuro gli sarà bloccata questa via di soluzione, l'animale diventerà frustrato e non riuscirà a discernere rotte o alternative differenti. In pratica esso crea un'unica risposta netta e ben delineata, preconcetta, e tende a perdere la capacità di reagire spontaneamente ad una nuova situazione. Non può improvvisare, può solo seguire un piano prestabilito.
Un ulteriore studio condotto dal dr. Tolman evidenzia il fatto che se alle cavie si permetteva di imparare e di far pratica in condizioni non critiche, esse potevano in seguito agire meglio nel corso di una crisi. Altri topi, invece, costretti a muoversi in un'area in condizioni critiche come senza cibo e senza acqua, non reagivano altrettanto bene. Essi erano sotto pressione e le loro mappe cerebrali si restringevano. L'unica via corretta che conduceva allo scopo (sfamarsi e abbeverarsi) si fissava in loro, e se veniva bloccata, divenivano ansiosi e trovavano una gran difficoltà ad impararne una nuova. Questi studi delineano, quindi, questa condizione: più è intensa la situazione di crisi in cui si deve imparare, meno si impara.
Ma passiamo ora al comportamento che ci interessa maggiormente, cioè quello umano e capire come poterlo ottimizzare. In molte aziende, specialmente negli Stati Uniti, periodicamente vengono svolte delle simulazioni in ambito della sicurezza. Si simula un incendio, e quindi si vanno a delineare le azioni da seguire in caso di incendio, come anche di terremoto o altre condizioni particolarmente stressanti come atti terroristici. Vediamo il perchè di tutto questo.
Si è capito che coloro che devono imparare a venir fuori da un edificio incendiato impiegheranno per trovare la via di fuga tre volte il tempo necessario in condizioni in cui non sia presente il fuoco; alcuni d'essi non imparano affatto. L'eccessiva pressione emotiva interferisce con il processo della ragione. Il meccanismo automatico di reazione è ostacolato dallo sforzo troppo cosciente, dal tentativo troppo ansioso. Coloro che cercano in qualche modo di uscire dall'edificio hanno imparato una risposta fissa e particolare. Se venissero posti in un edificio diverso, o in condizioni differenti, essi reagirebbero male la seconda volta come la prima.
Se queste stesse persone si allenassero in una "corsa a vuoto" dopo un allarme, quando non vi è un reale incendio, essi si allenerebbero ad uscire ad uno ad uno dall'edificio con calma, efficienza e correttezza. Poichè non esiste minaccia, non vi è neppure una sproporzionata reazione negativa che impedisca di pensare con chiarezza ed agire correttamente. Dopo che viene fatta questa pratica per un certo numero di volte, si può essere sicuri che queste persone agiranno allo stesso modo quando effettivamente scoppierà un incendio. I loro muscoli, i loro nervi, il loro cervello, hanno registrato una "mappa" vasta generale e flessibile. L'atteggiamento di calma e l'abitudine a pensare con chiarezza, si "trasporteranno" dalla situazione di allenamento a quella effettiva. Essi avranno imparato qualcosa sul come uscire da qualsiasi edificio o sul come affrontare situazioni differenti. Non sono legati ad una rigida risposta, ma saranno in grado di improvvisare, di reagire spontaneamente a qualsiasi condizione possa verificarsi.
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