lunedì 13 dicembre 2010

Il potere dell'elasticità nella comunicazione

Nel suo libro Come ottenere il meglio da sé e dagli altri, il grande comunicatore Anthony Robbins ci parla della possibilità di affrontare le resistenze nella comunicazione attraverso l'elasticità. Infatti egli sottolinea una componente comune in ogni grande comunicatore: la capacità di valutare esattamente gli altri cambiando continuamente il proprio atteggiamento, sia esso verbale o non verbale, fino a stabilire un rapporto desiderato o comunque idoneo per raggiungere la perfetta comunicazione. Saggiamente egli ricorda che nella comunicazione efficace la forza di volontà, intesa come costrizione attraverso l'intimidazione, non produce effetti sperati o comunque duraturi. Costringere qualcuno ad accettare il proprio punto di vista non è l'arma più adatta nella comunicazione efficace; si può comunicare soltanto con una costante flessibilità ed una precisa volontà di cambiare.
Per alcuni l'elasticità nella comunicazione è una dote naturale, non fanno fatica ad applicarla con successo. Per altri invece diventa un modello da seguire, una tecnica da studiare e poi applicare in più circostanze possibili affinché diventi parte della propria personalità. Robbins nel suo libro fa un paragone molto interessante in riguardo a coloro che adottano un solo modo di comunicare, rigido, fermo: affidarsi ad un solo programma comunicativo è come utilizare un'auto che abbia una sola marica. Se ci pensiamo, infatti, le differenti marce dell'automobile sono state create dai progettisti per permettere al mezzo di affrontare differenti tipi di stade, agevolare la corsa in salita, affrontare il traffico cittadino, permettere una velocità decisamente più sostenuta e brillante su lunghi percorsi. Nella comunicazione possiamo assistere alle stesse situazioni in cui un'auto deve svolgere le sue differenti mansioni. Molti di noi crede che la comunicazione debba avvenire con una sola marcia: la propria. Il poeta William Blake ha scritto che "l'uomo che non cambia mai opinione è come un'acqua immobile, e nella sua mente pullulano rettili". Sempre nel suo libro, Robbins ci ricorda che il segreto della vita consiste nel bussare a mille porte, nel ricorrere a tutti i diversi approcci necessari alla soluzione di un problema; se ci si affida ad un solo programma, ci si troverà nella stessa condizione di un'auto che abbia una sola marcia!
Molte persone ritengono che sia possibile condurre una discussione come se si trattasse di un incontro di pugilato verbale: si insiste a sferrare le proprie argomentazioni e le proprie idee fino a mettere KO l'avversario, in pratica ottenere ciò che si vuole. Ciò avviene spesso nella comunicazione in ambito politico, professionale, familiare, ecc. Vi sono modelli assai più eleganti ed efficaci che ci vengono forniti dalle arti marziali, come l'aikido o il t'ai chi. Queste arti marziali orientali non si propongono di vincere la forza con la forza, ma di deviarla, cioè di allinearsi alla forza diretta verso di sé, guidandola in una nuova direzione.
E' bene tenere presente che la resistenza non è una realtà fisica, sono comunicazioni inflessibili che puntano sempre nella stessa direzione e nel momento sbagliato. Se riprendiamo in esame il concetto delle arti marziali, ad esempio l'aikido, al pari del maestro di questa disciplina, il buon comunicatore, anzichè combarrete accanitamente le opinioni dell'altro, si mostrerà tanto elastico ed intraprendente da avvertire il momento giusto in cui insorge la resistenza, da scoprire punti di accordo adeguandosi ad essi, e quindi da riorientare la comunicazione nella direzione da lui desiderata.
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