martedì 10 agosto 2010

Saper comprendere: l'arte di vivere felicemente

La comprensione dipende dal saper comunicare. La possibilità di comunicare è d'importanza vitale per ogni sistema-guida o per una calcolatrice: non si può reagire in modo esatto se i dati su cui ci si basa sono difettosi o non vengono capiti. Se ciò è vero per una macchina, ancor di più lo diventa nella comunicazione fra esseri umani. Saper comprendere, saper capire ciò che ci viene detto o trasmesso da altre persone, una capacità che ci permetterà di vivere più felicemente, o per lo meno senza eccessiva tensione o rabbia nei confronti del mondo intero.
Da un punto di vista medico si è capito che la confusione è l'elemento basilare costantemente presente nella nevrosi. Il più delle volte è la confusione ad impedirci di capire bene ciò che ci viene detto o interpretare i messaggi che ci vengono inviati (verbali e non). Di conseguenza, per affrontare un problema con efficienza è necessario da parte nostra che cerchiamo di penetrare la vera natura. La maggior parte di noi, con un minimo di onestà, dovrà ammettere che la maggior parte dei nostri insuccessi nei rapporti umani è dovuta ad incomprensione. Questo perchè noi ci aspettiamo che gli altri reagiscano, rispondano ed arrivino alla stessa conclusione che noi traiamo basandoci sui fatti o circostanze. Dovremmo invece ricordare che nessuno reagisce alle situazioni come esse sono realmente, ma in base alle proprie immagini mentali. Il più delle volte le persone reagiscono in una data maniera o assumono determinati atteggiamenti non per farci soffrire, né per cocciutaggine o per malizia, ma perchè capiscono ed interpretano le situazioni in modo diverso da noi. Esse reagiscono semplicemente in conformità di ciò che a loro sembra essere la verità sulle situazioni. Credere che una persona, anche se ha sbagliato, abbia agito in buona fede piuttosto che volutamente con malizia, può giovare al miglioramento dei rapporti umani ed a capire meglio il prossimo.
Molte volte creiamo confusione quando vogliamo aggiungere la nostra opinione personale ai fatti arrivando poi alla conclusione errata. Un esempio tipico è quello in cui due amici si stanno sussurrando qualcosa quando noi passiamo davanti a loro; bruscamente smettono di parlare e sembrano un po' in imbarazzo. Se abbiamo una bassa autostima traiamo la classica conclusione: "devono aver spettegolato sul mio conto!".
Spesso noi coloriamo con le nostre paure, le nostre ansietà o desideri, i dati sensoriali che ci pervengono, ma per combattere l'ambiente che ci circonda dobbiamo voler conoscere la verità su di esso. Dobbiamo essere capaci di vedere la verità e di accettarla buona o cattiva che sia. Bertrand Russel affermò che una delle ragioni per cui Hitler perse la guerra fu il non essersi reso completamente conto della situazione che si venne a creare; in pratica coloro che gli riferivano notizie cattive erano puniti. Questo fece sì che più nessuno osasse dirgli l'amara verità intorno alle sue perdite militari. Non conoscendo quindi la verità, egli non fu più in grado di fronteggiarla.
Molti di noi si rendono individualmente colpevoli dello stesso errore: non amiamo ammettere i nostri errori, i nostri difetti e le noste colpe o confessare di esserci sbagliati nemmeno con noi stessi. Inganniamo noi stessi per non voler ammettere che una situazione è diversa da come vorremmo che fosse.
Una persona che si consideri 'di successo' non solo non deve ingannare gli altri, ma deve imparare a fare la stessa cosa con se stessa.
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