Fonte: pourfemme salute
Quante ore lavorate al giorno? Se sono 11 o di più, la depressione è in agguato per voi, e fareste bene a rallentare i ritmi prima che sia troppo tardi e il crollo vi faccia davvero male. Secondo quanto scoperto da un’indagine anglo-finlandese, condotta dal dottor Stephen Stansfeld della Queen Mary University of London e dalla collega Marianna Virtanen del Finnish Institute of Occupation Health di Helsinki, ad essere particolarmente a rischio sono i giovani e le donne che lavorano in ufficio almeno 55 ore alla settimana. La loro probabilità di cadere in depressione è ben oltre il doppio rispetto a chi segue un ritmo lavorativo meno frenetico, diciamo non più di 7-8 ore al giorno.
Ora, lo so che viene da commentare, in questo periodo particolare di crisi che stiamo vivendo, che più che altro il lavoro logora chi non ce l’ha, ma comunque non bisogna mai sottovalutare lo stress provocato dall’ eccesso di impegni e di incombenze da svolgere quotidianamente nel proprio ambito professionale. Sotto pressione non ci si rende conto facilmente di stare tirando troppo la corda, e poi, quando questa alla fine si rompe… beh, allora sono davvero guai.
Comunque, tornando alla ricerca, pubblicata sulla rivista PlosOne, è stata condotta su un campione di 2mila impiegati del Governo inglese, in età comprese tra i 35 e i 55 anni e tutti in buono stato di salute psico-fisica, ragion per cui gli episodi depressivi rilevati erano palesemente originati proprio dall’eccessivo carico lavorativo.
“Sebbene lavorare di più possa aver occasionalmente apportato dei benefici individuali e sociali – ha spiegato la dottoressa Virtanen – è altrettanto importante riconoscere che lavorare per troppe ore al giorno espone ad un rischio maggiore di depressione”. A tal proposito, il co-autore Stansfeld suggerisce come: “Fare spesso gli straordinari possa rendere le persone meno efficienti, con ripercussioni negative in termini di stress e preoccupazioni sulla loro stessa vita al di fuori dell’ufficio”.
La questione non migliora, però, se il lavoro si sposta dall’ufficio a casa, dove, anzi, il carico di stress sarebbe ancora maggiore. Come se ne esce? Beh, come per ogni cosa, trovare una giusta via di mezzo, delle valvole di sfogo e, ultimo ma non ultimo, percepire la giusta retribuzione in base al carico di lavoro e alle responsabilità…