Fonte: lifestyle
Il termine inglese junk food indica, letteralmente, il cibo spazzatura venduto nei supermercati, nei fast food e nei bar: questi alimenti sono poco salutari, perché ricchi di grassi e sostanze che sono deleterie al benessere dell’organismo, come coloranti artificiali e additivi alimentari. Della categoria del junk food, fanno parte anche le bibite gassate, molto zuccherate e piene di componenti chimici spesso tossici. Ci sono poi fritti di ogni sorta, conditi con salse ipercaloriche fatte con gli ingredienti più grassi in circolazione, carboidrati a gogò e proteine animali spesso di dubbia provenienza.
Il cibo spazzatura è, però, duro a morire, non fosse altro per l’appeal che riesce ad esercitare sulle persone: gli additivi alimentari che vengono utilizzati per esaltare il sapore dei cibi spazzatura li rendono talmente appetitosi da conquistare anche i palati più raffinati. Nell’immaginario comune, quando ci si vuole concedere uno strappo alla dieta, si pensa per prima cosa a tuffarsi su un panino con hamburger, patatine fritte e cola di famose catene di fast food. E a nulla servono gli appelli di medici e specialisti mondiali dell’alimentazione: il cibo più succulento rimane quello che fa male e che fa ingrassare. A parte pochi fortunati, la maggior parte delle persone che consumano abitualmente cibi ipercalorici è sovrappeso o è obesa, rivelando uno dei mali dell’Occidente: l’abbondanza.
Coloro che rimangono magri, però, presentano col tempo problemi cardiovascolari, diabete e iperglicemia legati al consumo eccessivo di junk food, capace di dar vita a disturbi e malattie molto pericolose.
Il cibo spazzatura, tanto grasso quanto desiderabile, non deve essere associato necessariamente all’aumento di peso: se ci si concede il junk food solo una volta al mese la linea non ne risentirà affatto. Il problema nasce nel momento in cui la frequenza aumenta, fenomeno che accade più spesso se si presenta una carenza di sonno. Sembra che dormire poco, e sentirsi stanchi per non aver riposato abbastanza, sia una delle cause dell’obesità, direttamente legata all’aumento del consumo di cibi poco sani. Questo è quello che affermano gli studiosi dell’università di Berkeley, in California, che si sono concentrati nel capire quale relazione ci fosse tra l’attività cerebrale di un individuo e la sua alimentazione in situazioni di stress (quali la privazione o la diminuzione delle ore di sonno). A capo della ricerca, la Dottoressa Stephanie Greer, che ha evidenziato una ridotta attività dei lobi frontali del cranio in coincidenza con il poco riposo; tali aree sono dedicate alla presa di decisioni (come quella di mangiare nella giusta quantità e bene). Infine, il poco sonno impedisce al cervello di produrre l’ormone che ci fa sentire sazi e appagati, la leptina.
La ricerca è stata presentata al meeting 2012 delle Associated Professional Sleep Societies, a Boston, in cui sono stati illustrati gli step dello studio, che ha preso ispirazione da una ricerca simile svolta dalla Columbia University.
Alla Columbia University, i ricercatori si sono occupati di monitorare e registrare l’attività cerebrale di soggetti privati del sonno alla vista di cibo spazzatura. La risonanza magnetica utilizzata ha portato alla conclusione che una privazione – o una diminuzione – delle ore di riposo viene registrata dal cervello esattamente come una privazione di cibo. E quando si è molto affamati si tende a ricercare alimenti che siano in grado di appagare mente e stomaco in maniera veloce e badando quasi esclusivamente al gusto.
Riassumendo: meno si riposa, più si mangia male e più si tenderà ad ingrassare per aver preferito del cibo spazzatura. Il giusto riposo si rivela essere fondamentale anche per mantenere la linea!
Luisa Fioravanti