giovedì 2 dicembre 2010

Parola giusta al momento giusto

“Le parole possono essere mura ma possono anche essere ponti, ed è importante sapersene servire come mezzo di unione anziché di scissione”. Con queste parole Anthony Robbins nel suo libro Come ottenere il meglio da sé e dagli altri definisce il potere delle parole. Parole che diciamo agli altri, ma anche parole che in ogni attimo rivolgiamo a noi stessi, per una intera vita. Anthony Robbins, formatore di fama mondiale, attraverso questo interessante manuale ci illustra un insieme di strumenti pratici tali da rendere l’individuo, che li applica, capace di iniziative concrete per raggiungere i propri obiettivi.
Analizzando il potere del linguaggio umano, Robbins cita John Grinder e Richard Bandler, i due ricercatori che hanno dato vita alla Programmazione Neuro Linguistica, disciplina oggi sempre più seguita e studiata per i suoi potenziali sul comportamento umano. Questi due studiosi hanno iniziato le loro ricerche analizzando le persone di successo ed hanno costatato che costoro avevano molti attributi in comune, uno dei quali, sempre ricorrente, la capacità di comunicare con precisione. In relazione a ciò si può prendere come esempio il comportamento di un manager il quale, per avere successo nella sua attività, deve sapere maneggiare l’informazione nel migliore dei modi. Grinder e Bandler hanno riscontrato che i dirigenti più abili sembrano possedere la capacità di arrivare al dunque di un dato argomento molto rapidamente ma soprattutto di saperlo comunicare ad altri. A questa loro capacità si aggiunga l’uso di locuzioni e parole chiave capaci di trasmettere con la massima precisione le loro idee. Oltre a questo settore professionale i nostri due ricercatori hanno constatato che i grandi comunicatori, come anche terapeuti altamente professionali, utilizzano le stesse locuzioni, la stessa fraseologia attraverso la quale possono ottenere dei risultati in modo immediato dai loro pazienti.
Per confermare ciò, ognuno di noi potrà sicuramente ricordare momenti in cui alcune parole ascoltate da determinate persone, vuoi attraverso spot pubblicitari o semplicemente attraverso la comunicava, hanno agito su di noi così potentemente da farci pensare o agire secondo il comando della terza persona; nella stessa misura ricorderemo momenti in cui invece la comunicazione non solo non ha sortito alcun risultato, ma addirittura si è rivelata completamente vuota, assente di significato. Forse in altri casi noi stessi pensavamo di dire e quindi trasmettere un determinato pensiero o segnale, ma la controparte ha captato il messaggio esattamente all’opposto.
A tal riguardo esistono degli strumenti che possono aiutarci a comunicare con maggior precisione e soprattutto maggiore efficacia, ecco perché, come dicevamo all’inizio di questo articolo, le parole possono essere delle mura che ostacolano completamente la corretta comunicazione, impedendoci di trasmettere ciò che realmente vogliamo dire, ma possono anche trasformarsi in nobili ponti, capaci di far giungere nel miglior modo possibile il nostro pensiero a chi ci ascolta.
Di seguito andremo ad analizzare cinque strumenti verbali, intesi come linee guida capaci di condurci verso uno dei principali pilastri della comunicazione: il saper chiedere.
Il primo punto è: rivolgere domande specifiche. Questo primo suggerimento ci fa capire che è necessario saper definire esattamente ciò di cui si ha bisogno. Il peggior modo per chiedere qualcosa a qualcuno è essere vaghi, imprecisi, generici. Ricordiamo che è necessario innanzi tutto saper descrivere quel che si vuole, prima a noi stessi, e poi agli altri. Parole specifiche quindi, capaci di definire bene le nostre domande. Il secondo punto è: chiedere a qualcuno che sia in grado di aiutarci. Trovare la persona giusta alla quale rivolgersi, dice Robbins, ci riporta all’importanza di imparare ciò che funziona. Il segreto consiste proprio nel trovare quegli individui che fanno o sono esattamente il modello perfetto della risoluzione del nostro problema: meglio rivolgersi quindi a coloro che fanno o sono, anziché coloro che teorizzano unicamente sulle soluzioni. Il terzo punto è: assicurare un vantaggio alla persona alla quale chiediamo. Non limitiamoci semplicemente a chiedere, aspettandoci che qualcuno soddisfi il nostro bisogno. Quanto possiamo essere utili per gli altri? Come possiamo contribuire con la nostra persona, le nostre capacità, i nostri talenti? Non dimentichiamo che esiste sempre uno scambio, un dare in modo unilaterale non porterà mai a dei concreti vantaggi per la trattativa. Il quarto punto è: chiedere con coerente convinzione. La maniera migliore per ricevere un rifiuto è dare l’impressione di ambiguità, con l’utilizzo di parole non chiare. Quando si rivolge una richiesta, esponiamola con assoluta convinzione, in fondo, se non siamo convinti noi, perché dovrebbero esserlo gli altri? L’ultimo punto è: continuare a chiedere finché si ottiene quello che si desidera. Se esaminiamo le biografie di personaggi famosi noteremo che costoro hanno continuato a chiedere, hanno forse dovuto modificare i modi di domandare, hanno selezionato le parole adatte alle circostanze, hanno fatto forse tanti tentativi, ma non si sono mai arresi al primo ostacolo o alla prima risposta negativa. Se quindi crediamo realmente nei nostri progetti, continuiamo a chiedere a coloro che possono aiutarci a rendere possibile la realizzazione dei nostri sogni e dei nostri desideri, utilizzando le parole giuste al momento giusto.
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