giovedì 25 marzo 2010

Intelligenza Emotiva


Nel suo libro Intelligenza Emotiva il dr. Daniel Goleman, insegnante di psicologia ad Harvard, nell’analizzare il comportamento umano sostiene che l’uomo utilizza due tipi di intelligenza: la prima è forse quella più conosciuta, cioè quella che attraverso test attitudinali o prove di calcolo, logica, memoria o quant’altro può essere misurata, in pratica la si può quantificare con un valore numerico chiamato ‘quoziente d’intelligenza’. La seconda è chiamata intelligenza emotiva; questa è quella particolare forma di intelligenza in cui giocano un ruolo predominante fattori quali l’autocontrollo, l’empatia, l’interesse per gli altri, la perspicacia. L’intelligenza emotiva ha la capacità di controllare le emozioni e di indirizzarle nella via più vantaggiosa per l’uomo, arrivando a capire i sentimenti degli altri e cercare i vantaggi duraturi, sia per noi che per gli altri. Per logica quanto abbiamo sin ora detto è molto chiaro, ma non sempre è così semplicemente applicabile. Approfondiamo questo argomento.
Nell’intelligenza emotiva entrano in gioco parti del nostro cervello non sempre governabili o comunque capaci di farci fare azioni del tutto prevedibili. L’amigdala è una di queste, se non la principale. Per definizione questa parte così nascosta del nostro cervello è un piccolo nucleo di sostanza grigia facente parte del telencefalo e localizzato nella parte profonda del lobo temporale, posizionata anteriormente alla formazione dell’ippocampo; è una struttura ovoidale (dal latino amigdala significa mandorla) situata nel punto più basso della parete superiore del corno inferiore di ogni ventricolo laterale. Dopo questa breve definizione anatomica cerchiamo di capire perché l’amigdala è così rilevante per il comportamento umano.
L’amigdala è una delle parti del sistema limbico, una serie di strutture cerebrali che includono l'ippocampo, l'amigdala, i nuclei talamici anteriori e la corteccia limbica che supportano svariate funzioni psichiche come emotività, comportamento, memoria a lungo termine, e olfatto. Se l’amigdala è il centro del sistema limbico, questo sistema è il punto centrale del sistema regolatore endocrino, vegetativo e psichico; questi ha la funzione di elaborare gli stimoli provenienti dall’interno e dall’esterno del corpo umano. Occupiamoci ora in modo più attento dell’amigdala. Fondamentalmente essa è specializzata nelle questioni emozionali, infatti se venisse asportata dal cervello verrebbe a mancare la capacità di valutare il significato emozionale degli eventi, oltre a ciò funziona come archivio della memoria emozionale, essendo così depositaria del significato stesso degli eventi.
Ma la sua funzione non è solo di archivio emozionale; l’amigdala svolge la funzione di centralina programmata per inviare segnali d’emergenza in distretti mirati del corpo umano. Quindi, per differenziare le loro funzioni, se l’ippocampo ha la funzione di ricordare i fatti e gli avvenimenti così come sono avvenuti, l’amigdala ha la capacità di trattenere il sapore emozionale dell’avvenimento; per fare un esempio, l’ippocampo ci ricorda che quel viso che vediamo è quello di un nostro conoscente perché attraverso un confronto di dati contenuti ci dice a chi appartiene quel viso, ma il compito dell’amigdala sarà ad esempio quello di sottolineare che il viso è di una persona simpatica, una persona con cui abbiamo empatia, ci troviamo bene. L’amigdala, quindi, lavora secondo il metodo associativo e cioè in riguardo alla memoria emozionale analizza l’esperienza corrente, confrontandola con quanto avvenuto nel passato. Quando una situazione presente ed una passata hanno qualcosa in comune, l’amigdala la identifica con una associazione. Questo fenomeno ci porta a reagire molte volte precipitosamente, secondo modalità fissate nel nostro passato con emozioni e reazioni apprese fissate in risposta ad eventi pressoché analoghi. Anche se pochi elementi della situazione presente ricordano avvenimenti passati in circostanze pericolose, si ha uno stato d’emergenza. Non dimentichiamo che molti vividi ricordi emozionali risalgono ai nostri primi anni di vita e riguardano noi e coloro che si prendevano cura di noi (genitori e/o tutori).
Tutto ciò ci fa capire che l’amigdala può farci reagire in modo impulsivo o ansioso prima ancora che altre aree del cervello producano una reazione correttiva, infatti la neocorteccia (lobi frontali e prefrontali) è quell’area cerebrale che tende a smorzare gli impulsi. In pratica la neocorteccia ha la capacità di dare ai nostri impulsi emotivi una risposta più analitica, più ragionata, modulando così l’area limbica.
Possiamo quindi affermare che l’essere umano ha a sua disposizione due cervelli e di conseguenza due intelligenze: quella razionale e quella emotiva. Il nostro modo di comportarci è quindi determinato da entrambi. Quando le due componenti: amigdala e lobi prefrontali (o sistema limbico e neocorteccia) cooperano insieme, l’intelligenza emotiva si sviluppa ed altrettanto le capacità intellettive.
Come detto precedentemente se l’amigdala viene resecata si perde il valore emozionale degli avvenimenti, portando ad una ‘cecità affettiva’ in cui si perdono gli stimoli emotivi e di vita sociale. Per avvalorare ciò si è ormai capito e dimostrato che persone con ansia sociale, impegnate in discorsi pubblici, hanno un aumento del flusso ematico all’amigdala ed una diminuzione dell’area corticale; al contrario nei soggetti tranquilli e con una maggiore padronanza si ha al contrario maggiore flusso ematico nell’area corticale. Quindi soggetti ansiosi attivano aree del cervello deputate all’emozione ed alla paura (amigdala) a discapito delle aree responsabili dei processi cognitivi.
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